Oggi in città si discute vivamente di una notizia riguardante l’affidamento del terminal crocieristico del porto ad una società di Milano. Ed i commenti “ovviamente” non sono positivi. La maggior parte delle persone non si spiega come sia possibile che a gestire uno scalo portuale ci sia una società che ha sede dove non c’è neppure, il mare.
Nello specifico, mi rifestisco all’assegnazione del terminal crociere della banchina di riva da parte dell’Autorità Portuale. La piccola struttura e relativa area – poco più di 700 metri quadri – saranno gestiti per i prossimi quattro anni da una società con sede a Milano, e questo dettaglio è stato molto enfatizzato e riportato quasi come una nota di demerito.
È un atteggiamento tipico, dalle nostre parti. Quando si paventa la possibilità di mettere a bando qualcosa (che siano impianti sportivi o altro) la prima critica mossa è quella dello “straniero”. Esporre le nostre infrastrutture ad un gestore esterno (come l’aeroporto alla Sacal) viene visto come una sorta di sacrilegio, al quale sarebbe preferibile “scegliere le nostre risorse”.
Si, ma queste “nostre risorse” dove sono? Il problema semmai è un altro: se abbiamo bisogno di una società di Milano – che ha una comprovata esperienza portuale e navale, nel caso – per gestire un terminal da crociere, forse le “nostre risorse” non sono in grado di farlo adeguatamente. E su questo punto, con il continuo fiorire di “associazioni” e “cooperative” che offrono “servizi turistici” ai diportisti, dovremmo aprire un capitolo a parte.
Come sarà il nostro porto tra quattro anni? Cambierà qualcosa con la società di Milano? È ancora presto per dirlo. Certo è che l’Autorità Portuale si sta finalmente muovendo dopo anni di lentezze ed attività opache. Di questo va dato atto. Ma basterà a dare nuovo slancio allo sfortunato porto di Crotone?
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