L’idea delle “case dell’acqua” supportata dal Comune di Crotone è allo stesso tempo interessante e comica. Interessante perché in città c’è ancora una buona parte di popolazione che va a riempirsi bottiglie, bidoni e taniche alle fontanelle. Comica perché in queste “case dell’acqua” si farà la stessa cosa, ma a pagamento.
Non saprei dire a chi è venuta l’idea, sicuramente ispirata ad altre realtà dove tali iniziative sono più frequenti. Ciclicamente infatti tornano in auge discorsi su case dell’acqua, o del latte, dove poter ottenere i preziosi liquidi direttamente in bottiglia, borraccia o altro.
La notizia è stata comunque ripresa quest’oggi, dato che il Comune ha annunciato dove vuole posizionare le prime tre case dell’acqua. Le strutture esistono già, alcune sono già state vandalizzate, e resta ora da vedere se ci sarà davvero qualcuno (chi?) interessato ad offrire questo servizio.
L’idea, caratterizzata da un vago ambientalismo, altro non è che una versione moderna delle classiche fontanelle che abbiamo sempre avuto in giro. La differenza, però, è che queste “case dell’acqua” consumano energia elettrica: si tratta pur sempre di distributori automatici, che tra l’altro sono in grado di offrire acqua fresca e gassata.
Insomma, se da un lato qualcuno può sperare di avere la coscienza meno sporca per non aver acquistato una bottiglia in plastica al supermercato (bottiglie, tra l’altro, sempre più spesso realizzate da materiali di riciclo), dovrebbe chiedersi quanto costa, in termini elettrici, tenere accesi e funzionanti questi distributori.
Ma sorvoliamo, perché come detto l’idea può essere interessante. A Crotone sono ancora in molti a fare rifornimento di acqua presso le fontanelle di Senatore, o anche presso fontanelle utilizzate per bere, dove viene applicata una pompa per canalizzare l’acqua in taniche e bottiglioni. Da questo punto di vista, l’utenza c’è.
Il problema, se così si può definire, è che queste “case dell’acqua” ti fanno fare la stessa cosa, ma a pagamento. Cioè, quello che fa il classico crotonese – andare alla fontanella, piazzarsi col bidoncino, aspettare che si riempia e tornarsene a casa – qui lo potrà fare per l’irrisoria cifra di 5 centesimi al litro. Col vantaggio però di avere anche l’acqua gassata, volendo.
C’è dunque già un vulnus: che senso ha offrire un servizio a pagamento, se ci sono delle fontanelle gratuite? Difficile credere che qualcuno voglia farsi una tanica da 5 o più litri di acqua gassata, operazione del tutto inutile. Anche perché l’acqua utilizzata – come scritto nei vari comunicati – sarà quella della rete idrica. Dunque, quella che vi esce dal rubinetto.
È surreale parlare di “consapevolezza dell’acqua pubblica”, visto che si tratta di un servizio commerciale che lucra proprio sull’acqua e sulla dua distribuzione. Per garantire un maggiore accesso all’acqua, sarebbe stato meglio ripristinare le numerose fontanelle già presenti e sparse un po’ in tutto il centro, oltre che in periferia. Quello si, sarebbe stato un accesso gratuito ad un servizio pubblico.
Ma se per avere l’acqua del rubinetto bisogna pagare… non c’è cifra calmierata che tenga.
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