In Italia è una costante: quando manifestano i centri sociali, la sinistra, gli antagonisti, gli anarchici, ma anche durante manifestazioni meno marcate, le manganellate ed i controlli volano che è una bellezza. Quando invece manifesta la destra, l’estrema destra, con soggetti già condannati per terrorismo, eversione, violenza ed altri reati… cadono tutti dalle nuvole.
Non c’è altra spiegazione a quanto accaduto quest’oggi a Roma. Ho cercato di fare mente locale prima di buttare giù qualcosa a caldo, ma vedo che stanno già girando i primi commenti politici: la destra che non si schiera a favore della Cgil, le accuse alla ministra Lamorgese, ed il solito clichè per evitare di condannare un fatto grave.
Attenzione, grave per un motivo ben preciso. Non solo per quanto già affermato da Landini e da buona parte del centro-sinistra, che hanno rievocato gli assalti fascisti alle camere del lavoro di un secolo fa. Ma sopratutto per quanto detto inizialmente: nessuno ha pensato che una manifestazione organizzata da noti facinorosi potesse degenerare.
Il che è singolare. Perché coincidenza vuole che tali mancanze di considerazione si presentino sempre e solo quando in piazza c’è l’estrema destra. Alcuni dei nomi trapelati in queste ore hanno alle spalle storie di attentanti dinamitardi neppure troppo lontani. Ed ecco che, con una semplicità disarmante, dal palco si grida: “Andiamo ad assaltare la sede della Cgil!” ed un corteo di persone riesce a farlo senza alcun impedimento.
Ricordo ancora le manganellate ricevute alle manifestazioni alle quali presi parte, a Roma o a Bologna. Manganellate buttate nella mischia dai celerini, che mai mi avevano colpito prima di allora: alle manifestazioni in Calabria non si usa, ed a Crotone men che meno. E mi chiedo, ancora oggi, che pericolo potessi rappresentare, da studente in corteo.
La verità allora è quella che si è sempre detta: sebbene l’Italia ripudi – sulla carta – il fascismo, è altrettanto vero che gli permette di esistere ed agire liberamente. Oggi tutti chiedono quello che dovrebbe essere normale: lo scioglimento di Forza Nuova. Misura palliativa che non eviterebbe altri problemi, ma che è uno zuccherino per evitare di fare ciò che si dovrebbe con certi elementi: cioè il carcere a vita.
E si tratta di una responsabilità condivisa. I partiti di centro-destra continuano a non accusare direttamente Forza Nuova, non solo perché i loro voti fanno comodo ma anche perché non ne hanno alcun interesse, istinto, o volontà. Perché condannarli, se in fondo – anche se non pubblicamente – condividono ciò che dicono? Al contempo, il Governo non firmerà mai autonomamente lo scioglimento ma si affiderà allo stesso parlamento, pur avendone facoltà.
Insomma, alla fine della fiera la feccia fascista, il marciume della società, continua ad agire indisturbato. Di fatto, tali comportamenti sono concessi dopo mesi di restrizioni, controlli e azioni ritorsive sulla società civile, che oggi assiste a questa ennesima dimostrazione di società subalterna in salsa italiota.
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