È inutile fare un ripasso – breve o lungo che sia – sulla questione afghana, anche perché in questi giorni le opinioni a riguardo si sprecano. Il plateale fallimento della propaganda americana, ma anche della Nato, dovrebbe portarci a riflettere. Dovremmo chiederci: ma a noi, che ci importa dell’Afghanistan? Nel senso, ci importa davvero della sua sorte?
Dobbiamo chiedercelo perché in queste ore i leader politici di mezza Europa si stanno affrettando a mettere le mani avanti sulla questione dei profughi: non li vuole nessuno. C’è chi continuerà con i rimpatri, chi ipotizza l’assurdità di relegarli ai paesi vicini. Dovunque, purché non si avvicinino in Europa. Cosa accadrà in tal senso lo scopriremo solo vivendo, così come vedremo come si evolverà la nuova “diplomazia” talebana.
Per adesso, per fugare ogni dubbio, basta prendere una foto. Una delle tante che circolano in rete. Ho scelto questa perché mi è sembrata abbastanza rappresentativa: un checkpoint talebano con due uomini armati. E proprio guardando le armi dei guerriglieri possiamo notare una differenza che non sarà sfuggita. Ci sono ancora parecchi Kalašnikov, ma per lo più impugnano armi americane. In particolare, AR-15.
In altri termini, quando sentite qualche intervento dove ci si chiede dove siano finiti tutti i soldi spesi nel conflitto, ecco, in foto come queste lo potete vedere chiaramente. L’investimento sia in termini tattici che in termini di equipaggiamento è stato letteralmente trasferito nelle mani dei talebani. Formalmente, del nemico. Che poi tanto nemico non era, come ha dimostrato la legittimazione di Trump (vedasi gli accordi di Doha).
La colpa di questo “fallimento”, tanto, ricadrà su Biden. E questo the donald lo sapeva. Ma volendo essere spietati, possiamo tranquillamente affermare che questa legittimazione la volevano un po’ tutti: non credete a chi sta sbattendo i pugni per non sedersi a trattare con i talebani. Domani è un altro giorno, ed a quel tavolo ci si siederà un po’ tutti.
Bisognerà limitare l’influenza di Cina, Russia, Turchia, e perché no del Pakistan. Un intervento dunque non improntato all’aiuto alla società, alle persone, ma all’interesse. Perchè diciamocelo: a noi “occidentali” dell’Afghanistan non importa davvero. Oggi ci stiamo indignando per parole come sharia, omettendo che tutti i più importanti partner commerciali del medio oriente fanno riferimento a questa “dottrina”. E non ci facciamo troppi problemi, quando trattiamo con loro.
Adesso c’è solo da aspettare. Vedremo se l’erudito mondo occidentale si affretterà a mettere una marea di soldi sul piatto e dunque a trattare con quelli che fino ad inizio estate erano i “nemici”. Questione di giorni.
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