Dopo cinque anni di assunzione continuata, la mia terapia con lo Xarelto cambia. Dosagio minore e possibile interruzione della somministrazione già a partire dal prossimo anno, con lo spettro del “sine die”.
Quando mi venne diagnosticata la trombofilia genetica non mi aspettavo di dover prendere una pillola al giorno. Pensavo fosse una cosa passeggera, da tenere a mente in caso di periodi di stress fisico o altro. E invece mi sono ritrovato con una serie di controlli annuali e lo sbattimento per il piano terapeutico.
Certo, poteva andarmi peggio, basti pensare ai precedenti farmaci utilizzati. Lo Xarelto alla fine mi venne proposto a Londra, dopo quella brutta avventura con l’HNS che non riconobbe la trombosi e mi disse che la gamba era gonfia perché lavoravo troppo in piedi. Mi rispedirono a casa con una pomata, e mi tenni la piccola safena occlusa dal 16 agosto a metà ottobre.
Acqua passata. Così come è acqua passata il fatto che alla prima sospensione del farmaco, dopo un anno di terapia, ebbi un altro episodio questa volta alla tibiale ed alle gemelle, motivo per il quale il farmaco mi venne prescritto ad oltranza. Da allora non ho più avuto episodi, ed anzi ho ripreso tranquillamente la mia vita senza dare particolare peso al problema.
Riesco, cioè, a fare tutto. Non senza qualche dolore, ma non ho limitazioni di sorta e sono sicuro che con l’anticoagulante un’altra trombosi è più unica che rara. Dopo cinque anni, però, il dosagio a quanto pare scende: passa da 20 a 10 milligrammi, che nel mio caso vengono mantenuti a fronte di una possibile sospensione del piano terapeutico.
Ormai mi sono “assuefatto” alla pillola quotidiana, ed il solo pensiero di non doverla più prendere mi aveva mandato un po’ in paranoia. Sarebbe strano, dopo oltre milleottocento giorni, cessare di punto in bianco un’abitudine oramai radicata. Ma forse arriverà quel giorno, e la cosa mi spaventa un po’ dato che non sono più un giovanotto.
Per adesso ho dalla mia un altro anno di piano terapeutico, dopo le proroghe garantite dall’emergenza pandemica (che in ogni caso è stata prorogata nuovamente). L’anno prossimo si vedrà: magari è l’ultima volta che vado fino a Catanzaro.
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