È raro ascoltare l’intervista di un avvocato difensore nel bel mezzo di un processo. Ed è ancora più raro ed inusuale quando parliamo di un procedimento complesso come quello di Rinascita-Scott. Anche perché questo tipo di dichiarazioni sono un po’ una lama a doppio taglio.
L’intervista all’avvocato Salvatore Staiano, pubblicata ieri da LaC, è destinata a divenire un esempio in tal senso. Da una parte, perché è uno dei rari casi dove nel bel mezzo di un processo si tira in ballo in maniera esplicita e diretta la difesa (in questo caso di Giancarlo Pittelli). Dall’altro, perché l’avvocato, con il suo fare, ha rappresentato alla perfezione il ruolo della difesa, riuscendo a smontare molte affermazioni del giornalista.
Troviamo allo stesso tempo un giornalismo “d’assalto” fatto di intrecci, ipotesi e sentenze già scritte, in aperta contrapposizione ad un avvocato navigato che non fa altro che ripetere “e il reato dov’è?“. Ecco la vexata quaestio, il succo del discorso tanto ricercato e, spesso, dimenticato: dov’è il reato se un esponente politico va a cena con un mafioso? Chi può dirlo, se quell’incontro è effettivamente rappresentazione di un qualunque crimine?
Lo so, certe affermazioni bastano ed avanzano per far saltare dalla sedia più di qualcuno. Eppure, in tribunale è tutta un’altra storia. In tribunale la sfacciata difesa dell’avvocato può reggere molto meglio dei tanti castelli di carte costruiti da molti giornalisti, e risultare così inoppugnabile.
In fondo, Staiano l’ha già detto: Pittelli è innocente. Sarà stato un idiota, avrà avuto qualche leggerezza o debolezza, ma da qui a dire che ha commesso un reato ne passerebbe di acqua sotto i ponti. Sarà così? Vedremo. Quel che resta, per ora, è un’intervista “esplosiva” che poi è al più scoppientante, al massimo per i toni usati.
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