È impressionante, certe volte, scontrarsi con la dura spontaneità della natura. Perché questa ha diverse forme, e si esprime tramite fenomi e situazioni incredibilmente differenti.
Ad inizio anno avevo acquistato un nido per uccelli, applicato sull’albicocco di casa. Non mi piace l’idea di avere una gabietta con degli uccelli intrappolati, pur di sentirli cantare. Preferisco il nido, rifornito di cibo e a discrezione del volatile.
Ecco, il nido artificiale non se l’è cacato nessuno, ma nonostante ciò il cibo continuava a sparire. Questo perché una “famiglia” (usiamo questo termine) di uccellini si è ugualmente stabilita sull’albero, ma ad un paio di rami più in alto, fcendosi un nido tutto loro.
Ed eccolo qui, il nido fatto di rametti, spago, fili di plastica e quant’altro. Perfettamente incastrato tra due rami potati tempo addietro, ben saldo e resistente.
Un piccolo prodigio della natura, che ha resistito alle piogge di fine novembre, al vento d’autunno, alle mie annaffiate abbondanti ed alle piogge di primavera. Mi stupisce ogni volta.
Un bozzo che pesa poco e niente, che ha resistito più di tante altre opere umane.
Mi dispiace doverlo rimuovere, ma quel ramo era destinato alla potatura (avvenuta, purtroppo, con notevole ritardo). In genere non è di buon auspicio rimuovere un nido naturale, in quanto si dice che di anno in anno gli uccellini tornino proprio li.
Voglio credere che il prossimo anno, nonostante questo affronto, quella “famiglia” torni a fare un altro nido, magari su un ramo portante o da frutto, in modo da non doverla più “sfrattare” coattamente.
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