Chi l’avrebbe mai detto: un soggetto considerato incandidabile dalla Commissione Antimafia è stato arrestato per associazione mafiosa. Ultimamente in Calabria abbiamo raggiunto cime di surrealismo ineguagliabili, e nel solo arco di un mese abbiamo assistito alla morte della Presidente della Regione, al balletto dei Commissari della sanità ed all’arresto del Presidente del Consiglio Regionale. Siamo una regione senza guida, allo sbando, anzi: siamo una regione guidata dal malaffare, dove l’importante è negare anche davanti all’evidenza.
E Tallini questo lo sa bene. Perchè questa è la sua quarta consiliatura, è “uno del sistema”, è uno che sa come starci, all’interno della Regione. Tallini, quando gli venne fatto presente che era incandidabile, rispose che le accuse erano infondate: si tratta di una vendetta personale, affermò saccentemente. Ed è grave che in una regione come la Calabria i partiti – in questo caso Forza Italia e tutta la sua coalizione – non abbiano deliberatamente tenuto conto delle indicazioni fornite dalla Commissione Antimafia. Gli stessi partiti che vogliono combattere la ‘ndrangheta non danno retta ad una commissione apposita. Una condizione che s’illustra da sè.
Perché forse è proprio questa la frase più adata ad un soggetto come Domenico Tallini. Una frase che lui stesso ha pronunciato quando, sul finire di maggio, l’intero consiglio regionale aveva riapprovato i vitalizi. Una vicenda che fece scandalo sia per l’evidente malafede politica mostrata da tutti, sia per la mancata discussione della norma da parte dello stesso Tallini, che disse, per l’appunto, che non c’èra bisogno di discuterla in quanto s’illustra da se. Paura dello streaming, forse? Paura del dire apertamente quello che si stava tentando di fare? Quella volta gli andò male, ma forse stavolta gli è andata peggio.
Tallini è accusato, oggi, di concorso esterno in associazione mafiosa per aver favorito la costituzione del Consorzio Farma Italia e della società Farmaeko, avendo fornito “un contributo concreto specifico e volontario in favore della cosca dei Grande Aracri“, così come scritto nei documenti resi pubblici questa mattina. All’interno della società è stato assunto il figlio di Tallini, che dunque avrebbe favorito l’iter burocratico con una finalità ben precisa: ottenere qualcosa in cambio. Non solo un’assunzione, ma come scritto dal Gip “il sostegno elettorale” della cosca.
Ci sarebbe tanto, tanto altro da dire su questa vicenda. A partire dai due autisti crotonesi assunti al 50% da Tallini (a spesa di tutti noi), e del contributo che avrebbero potuto offrire, per ottenere un posto fisso statale. Ma questa è un’altra storia. La storia di oggi riguarda la vergogna di una regione, che giorno dopo giorno sta sprofondando sempre più nel baratro e nel ridicolo, consolidando anni di cliché.
E statene certi: Tallini si dichiarerà innocente, o comunque estraneo ai fatti. Ed alla fine della fiera, per come vanno le cose, non pagherà: i domiciliari sono il preludio di un copione già scritto.
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