Nella giornata di ieri si è parlato molto del ritrovamento di armi, munizioni, droga e materiale esplodente: la notizia è stata riportata più o meno allo stesso modo da tutti i principali quotidiani cittadini (qui, qui, qui, qui e così via per tutti gli altri), che hanno espressamente parlato di Via Acquabona.
La zona “degli zingari” è da sempre nota come Acquabona (per via di una sorgente d’acqua, dalla quale in passato ci si riforniva prima della realizzazione dell’acquedotto), e non è nuova a certi ritrovamenti. Basta fare una ricerca online per trovare, periodicamente, articoli su ritrovamenti di armi e munizioni (anche da guerra) o droga e materiale da taglio. Eppure, l’esplosivo è una di quelle cose che getta nuove ombre su una zona che già non gode di buona nominata.
Ad ogni modo, la questione che più mi interessa di questa notizia riguarda la via riportata da tutti i giornali: Via Acquabona. Perché questa via non esiste più, ed oggi si chiama Via Giosuè Carducci. Il cambio avvenne nel 2017, in occasione di un più generale piano di risanamento e riqualificazione dell’area che portò anche allo sgombero di una strada pubblica occupata abusivamente. All’epoca – basta controllare – tutti i quotidiani locali riportarono la notizia del cambio di nome, e per un annetto si riferirono alla strada come Via Giosuè Carducci, parlando di quartiere o località Acquabona.
A distanza di tre anni però, tutto sembra essere tornato come prima. Ad oggi tutti tornano a riferirsi a quella strada come Via Acquabona, forse per comodità dei lettori che non hanno recepito il cambio, forse per ignoranza, forse per la “rapidità” di dare/copiare la notizia.
È una delle tante stranezze del giornalismo crotonese. Nessuno – e sottolineo, nessuno – ha riportato la via corretta nel dare una notizia di attualità. Bene così, evidentemente.
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