Le visite di Matteo Salvini prima e di Giorgia Meloni poi hanno avuto una cosa in comune: le tematiche da campagna elettorale. Entrambi hanno chiesto una città ed una regione “al passo con i tempi”, hanno promesso rivoluzioni su ogni fronte (sanità, trasporti, infrastrutture, lavoro), e non hanno perso occasione per scagliarsi contro gli avversari politici, rei di aver “distrutto” e “smembrato” una bellissima terra.
Il nemico comune infatti non sono tanto i grillini – relegati di fatto a percentuali quasi certamente ininfluenti – ma “la sinistra”, quella dei “soliti candidati” e dei “tanti riciclati”, quella che “ha governato male”, e che ha richiesto, nel solo mese di campagna elettorale, il passaggio dei due leader del centro-destra, pronti a “liberare” un’intera regione.
Le loro visite si sono svolte tra qualche contestazione ed i soliti cacciatori di selfie, ma tutto sommato lasciano ben intendere quale sarà l’andazzo alla prossima tornata elettorale: il vox-populi sta con loro, ripete le loro cantilene, è daccordo con quello che dicono. Insomma, i calabresi sembrano essere convinti che i loro mali siano “colpa della sinistra”, come se fosse stata sempre lei a governare volutamente male.
Si sa, in fondo, che le cose più si ripetono e più si assimilano, e la cantilena riproposta tanto online che in televisione alla fine diventa un mantra. Provate ad entrare al mercato dei portici iniziando una discussione su uno dei tanti temi forti della destra in questo periodo, e scoprirete che i commercianti non sono solo esperti di frutta e verdura, ma anche del “caso Bibbiano” nonché profondi conoscitori del “sistema immigrazione”. E lo stesso vale in ogni altro ambiente, dai negozi ai bar, dagli uffici alle officine.
Tanti discorsi, tante parole, e sopratutto tante balle messe in fila, una dopo l’altra, per far dimenticare quella che fu’ l’esperienza della destra alla regione, gli anni di Scopelliti e company, ma sopratutto per far dimenticare l’operato della destra in generale. Perché gli stessi che oggi vogliono risollevare una regione, dieci anni fa operavano esattamente all’inverso.
Qualcuno forse si è dimenticato del famoso scippo al sud, operato proprio per mano della Lega Nord (con il beneplacido di tutto il centrodestra e di buona parte dell’opposizione), che utilizzò i fondi FAS destinati alle infrastrutture del Sud per pagare le multe sulle quote latte? La SS106 – di cui si è lamentato lo stesso Salvini per le “condizioni disumane” – si è vista sottrarre la bellezza di 7 miliardi di euro, proprio per mano della Lega Nord.
Non era la prima volta, in fondo, che il centro-destra usava questo trucchetto: nel 1994 i fondi destinati al sud vennero estesi alle Aree Depresse Nazionali, che includevano anche aree ampiamente industrializzate del centro-nord. Poi di nuovo nel 2002, e successivamente nel 2008, quando i fondi destinati al Sud vennero usati come tamponi per ogni emergenza: per ripagare i debiti di Roma o di Catania, per risanare alcuni conti di FS, per agevolare il costo del carburante in Valle d’Aosta o per la mobilità sul lago di Garda.
I fondi per il Sud, in altri termini, non sono mai stati spesi adeguatamente. E quelli che arrivano spesso finiscono per non essere assegnati. Soldi, letteralmente, presi e buttati. E chissà se questi 60 miliardi di euro circa, oramai persi e da dimenticare, avranno un qualche peso, nel segreto dell’urna.
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