Oggi abbiamo saputo i nomi dei due vincitori del premio nobel per la letteratura. Si, due, perché quest’anno è stato assegnato anche quello del 2018, ritirato per via dei presunti scandali sessuali. Tra i due vincitori, spicca il nome di Peter Handke, che probabilmente conoscerete non per meriti letterari ma per le sue posizioni e le sue tremende dichiarazioni in merito ad alcuni crimini di guerra contemporanei.
Handke, “amico” di Milosevic, più volte prese pubblicamente posizioni volte a giusitificare gli efferati attacchi militari compiuti dall’ex Jugoslavia nei confronti delle minoranze etniche. In particolare, per molti anni fu un fervente negazionista del massacro di Srebrenica, nonché teorico di un complotto internazionale “per screditare i serbi”. Al funerale del macellaio dei Balcani, tenne un accorato discorso per elogiare quel coraggioso uomo che stimava tanto.
C’è dell’incredibile, nella decisione di assegnare un premio per la letteratura ad una figura del genere. La decisione ha creato numerosi malcontenti, specialmente nei paesi colpiti direttamente dall’azione militare e dal sistematico sterminio. Handke, dal canto suo, prova a calmare le acque affermando che le sue non erano dichiarazioni politiche ma “da scrittore” (?), nel tentativo di spostare il discorso sulla “scelta coraggiosa” di conferire un tale premio ad un come lui.
L’Europa, in tutto ciò, è insofferente, Ritrova la stessa faccia di bronzo che mostrò in quei terribili anni ’90, e che oggi mette in bella mostra facendo un netto distinguo tra pensiero artistico e politico. Una convenienza, che getta ulteriori ombre non solo sull’unione ma anche sul nobel: un premio che finisce sempre più spesso a cani e porci.
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