Alla fine il tanto atteso pronunciamento del TAR è arrivato: l’Ezio Scida può continuare a beneficiare delle tribune mobili installate nel 2016. Una notizia scontata, vista la decisione già assunta nei primi di gennaio, che non fa altro che confermare quanto sostenuto dalla società sportiva e dal Comune di Crotone: i reperti archeologici non sono stati danneggiati, quindi tanto vale prorogare il limite delle strutture visto che non arrecano alcun danno.
Alla fine, hanno vinto i vavazzùni: quelli che gridavano lo Scida non si tocca, gli stessi che si sono scandalizzati per il cemento versato su Capo Colonna, coalizzati in appelli inaccurati e sballati. Nonostante tutto, hanno vinto loro. Ad eterna dimostrazione che vince sempre chi grida più forte.
A questo punto, mentre tutti si dicono soddisfati per aver “salvato” lo Scida, è bene prepararsi per assimilare il vero intento di questa operazione: non costruire alcun nuovo stadio. Tutto questo è stato direttamente funzionale a tutelare la struttura già esistente, a rendere definitivo ciò che doveva essere temporaneo (le tribune, in questo caso). Abbiamo rifatto quello che avevamo già fatto nei primi anni del nuovo millennio, e probabilmente finiremo per inglobare queste tribune così come facemmo con le reti metalliche installate nel 2001.
Il colpo ci è riuscito due volte. Abbiamo preso nuovamente in giro un po’ tutti parlando di ipotetici progetti, di individuazione di terreni, di tavoli, di collaborazioni tra società e comune… cosa ne sarà di tutto questo? Per qualcuno la partita è ancora aperta, per altri va semplicemente bene così.
Quel che è certo, è che il bipolarismo in salsa crotonese è duro a morire. Nel corso degli anni ci ha precluso non pochi scenari di normalità, e nonostante tutto continuiamo a preferirlo.
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