Cosa rischia un esponente della pubblica amministrazione che fa il saluto romano? Anzitutto, c’è da smentire chi è convinto che il gesto sia sempre e comunque un reato. Non è così, e la storia giudiziaria è ben piena di esempi. Tuttavia, per gli esponenti della macchina amministrativa sono previste una serie di “pene” che vanno da semplici provvedimenti disciplinari a sospensioni più o meno lunghe, fino alla revoca dell’incarico. Cosa che, tanto per dire, potrebbero richiedere le opposizioni nel prossimo consiglio comunale.
Ma nessuno farà niente. Non c’è l’intenzione di smuovere gli equilibri all’interno del comune, e così si è ricorsi immediatamente a diversi comunicati di “spiegazione”. In sostanza, il saluto romano ce lo siamo immaginati. Due dei tre diretti interessati hanno parlato di un semplice gesto di saluto: Turino parla di apologia di calabresismo, Galdieri (l’unica che in foto non ha il braccio teso, va detto) parla di polverone alzato ad arte. Eppure, la foto è stata rimossa dal web, a quanto pare proprio su indicazione di “qualcuno”. Non andava pubblicata, a quanto si dice.
I comunicati dei due cercano insomma di scaricare ogni responsabilità su chi, in modo pretestuoso, ha voluto vedere qualcosa di politico ed ideologico. Ma non prendiamoci in giro: così come a noi compagni piace fotografarci col pugno chiuso, ai camerati piace fotografarsi col braccio teso. Non è un mistero, e non è un dramma. Il problema qui è che si sta cercando di rigirare la frittata, e far passare un saluto romano per un semplice gesto come gli altri.
Se ci fate caso, situazioni simili sono accadute molto frequentemente negli ultimi anni: a Reggio Calabria, a Bergamo, a Padova, a Vicenza, a Sassari, a Roma, e così via in molti altri comuni italiani. Basta fare una ricerca. E basta leggere i vari articoli per scoprire che, nella maggior parte dei casi, i diretti interessati smentiscono di aver fatto il saluto romano: parlano di semplici saluti, di gesti spontanei, di fotomontaggi… insomma, scene e parole molto simili a quelle che stiamo leggendo anche a Crotone.
Serviva una pezza per impedire ogni possibile procedimento, e si è optato per quella più ovvia. La politica ci ha abituato a questo ed altro. Tuttavia, non solo si cerca di sminuire il fatto, ma si cerca addirittura di prenderci per i fondelli. Cosa che, ovviamente, non è riuscita, come testimoniano i numerosi messaggi sui social e non solo.
I crotonesi c’hanno visto bene, perché sanno distinguerlo l’infame saluto del fascio da un semplice “ciao”. Ma i problemi sono ben altri, e la questione verrà chiusa in fretta. In consiglio nessuno si prenderà la briga di parlare dell’accaduto, anche perché l’assessora ha minacciato di ricorrere anche per vie legali.
Cosa possiamo aspettarci da delle persone che dopo aver fatto una cazzata cercano scuse (con comunicati pietosi) piuttosto che scusarsi? Che imagine danno della città? Perché, se non si fosse capito, non è un’anacronistica questione di ideologie politiche.
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