Quest’annata verrà ricordata per il forte maltempo che ha colpito un po’ tutto il Sud Italia, compresa la Calabria. Forti piogge, inondazioni, raffiche di vento al di sopra dei 100 km/h, temperature molto alte fino a fine novembre, ma sopratutto le trombe d’aria. Solo nell’ultima settimana il crotonese è stato interessato da due trombe d’aria che hanno causato molti danni, prima a Cutro e poi nei quartieri a nord della città (Passovecchio, Iannello, Cantorato, Margherita ecc.). In entrambi i casi, danni ingenti e – per fortuna – pochi feriti.
L’attenzione del web, oltre a riportare i fatti, si è concentrata molto su alcuni video che hanno iniziato a circolare sin da subito dopo i violenti fenomeni. Molti dei video sono stati ripresi per via dei frequenti errori linguistici: ad esempio, una signora che voleva definire la tromba d’aria come un tornado ha detto “tornale”, mentre un’altra ha parlato di “dilluvione” e così via. Tante piccole cose che, nel dramma, hanno portato qualche risata e fatto scatenare la satira del web.
Ma a destare più scalpore è stata una signora di Cutro che ha usato un termine che deve essere sembrato quasi inventato: rotalùpo. Questa povera donna è finita anche nello sketch iniziale di Ciao Belli, su Radio Deejay, ed oggi, con la tromba d’aria che ha colpito Crotone non sono stati in pochi a “farle il verso” ripetendo questo termine. Ma attenzione a ridere: rotalùpo è un termine dialettale che fino a non molti anni fa era di uso frequente lungo la Calabria Jonica ed in Basilicata.
L’etimologia del termine è semplice: si tratta dell’unione dei vocaboli ròta e lùpo, che indicano rispettivamente una ruota (o un cerchio) ed un lupo. L’unione deriva dall’usanza tipica di lupi e cani randagi di girare su se stessi prima di addormentarsi: un atteggiamento istintivo che mantengono anche alcuni cani addomesticati, e risale a quando l’animale “sondava” il terreno prima di cadere nel sonno. Altre voci invece ritengono che derivi dall’atteggiamento del cane di rincorrersi la coda.
Nell’uso dialettale, il termine rotalùpo – o rotalùpi – è traducibile come “capogiro”, “giravolta”, ed anche “vortice”. Non stupisce dunque l’associazione del vocabolo alle trombe d’aria, che per decenni sono state identificate proprio come “rotalupi”. Inizialmente il termine era utilizzato per i mulinelli (detti anche “satanelli” e “tornelli”) che si verificavano in estate: forti folate di vento che alzavano un grosso polverone, e spesso prendevano la tipica forma “ad imbuto” tanto da sembrare delle piccole trombe d’aria. Successivamente il termine venne esteso a tutti i fenomeni di questo tipo.
Altro utilizzo “tipico” nel descrivere dei forti mal di testa o dei giramenti, o nel minacciare qualcuno. Nel crotonese del termine non c’è più traccia salvo in qualche paese, ma fortunatamente è rimasto annoverato nel glossario dei termini dialettali di Corigliano. Come già detto, era di uso comune lungo tutta la Jonica, fino in Basilicata dove ancora esistono vie e contrade dette “rotalupo”.
Questo è solo uno dei tanti termini che derivano da comportamenti animali, e che purtroppo sono sempre meno frequenti. In passato il rotalùpo era in buona compagnia, e tra le varie espressioni simili ricordiamo: lo “scruòpro”, ossia l’atteggiamento guardingo che deriva dal gufo, che osserve immobile anche per ore; lo “zampagliòne”, ossia colui il quale cambiava compagnia in base alle convenienze, che deriva dalla zanzara che succhia il sangue da più persone; il “cristarièddru”, ovvero farsi una cresta ai capelli come quella del falchetto; la “volantìna”, cioè gli atteggiamenti leggeri come il volo dei piccoli uccelli. E tanti, tanti altri.
Purtroppo i termini di origine animale sono sempre più in disuso, e fanno parte di un retaggio antico e considerato arcaico: il contatto con la selvaggina è pressoché inesistente, ed i termini ad essa collegati scompaiono rapidamente.
Le trombe d’aria di questi giorni hanno fatto parecchi danni. Speriamo in una rapida ripresa della zona, e sopratutto che nessun rotalupo ci faccia più visita, almeno per il momento.
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