In questi giorni Crotone è finita agli onori delle cronache per ben quattro volte. Dopo uno studio pubblicato sul Sole 24 Ore in merito al reddito di cittadinanza, la provincia è risultata prima in Italia per numero di beneficiari. Un bel record, che conta 19.500 nuclei familiari nei 27 comuni che compongono la provincia di Crotone.
La notizia – che è ancora temporanea, perché il reddito di cittadinanza non esiste e quello del Sole 24 Ore è uno studio ipotetico basato sulle dichiarazioni del M5S – ha fatto il giro del web, finendo anche sulla TV nazionale. Ben quattro programmi si sono interessati di venire fino a Crotone per raccogliere qualche intervista: Agorà (Rai 3), Tagadà (La7), W l’Italia (Rete 4) e Porta a Porta (Rai 1).
Oltre alle lamentele – sterili, dal mio punto di vista – verso Pugliese, in molti hanno attaccato e criticato il taglio dei servizi proposti, estremamente scandalistici e volutamente negativi, uno su tutti quello trasmesso da Rete 4, che è andato a riprendere la dismessa scuola di San Francesco facendola diventare simbolo del degrado cittadino (cosa che, in fin dei conti, è).
Non è una novità, che la stampa (specialmente quella televisiva) sia alla perenne ricerca dello scandalo da sbattere in prima pagina. Crotone è sempre stata interessata dalle attenzioni mediatiche nazionali solo nel momento in cui vi era un dramma da raccontare. Preso ed impacchettato per la prima serata, senza troppi se e troppi ma.
D’altra parte, è anche vero che la città di Crotone ed i crotonesi stessi non sono in grado di offrire un’immagine diversa da quella andata in onda in questi giorni: ci sono più concittadini che vogliono un sussidio rispetto a quelli che vogliono un lavoro. Un disincentivo, per noi giovani, che mette in luce tutta l’arretratezza della mentalità locale, incapace di vedere al futuro e – spesso – di gestire l’immediato.
Insomma, sono tempi bui per una città che dice di voler “risorgere”.
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