Anche quest’anno si sono svolte le Giornate FAI d’Autunno, che hanno interessato ben quattro siti in tutta la Calabria. Per la provincia crotonese è stato proposto l’ex convento di San Francesco di Paola a Roccabernarda, costruito nel 1539 in cima ad una ripida collina. Una bella scoperta, ben valorizzata nonostante i numerosi sfregi del tempo.
Nonostante i numerosi danni, la struttura si è conservata discretamente bene. Sono ancora infatti perfettamente distinguibili le varie aree del complesso, le varie stanze, e grazie a diversi documenti siamo in grado di distinguere e riconoscere la sua composizione interna. Purtroppo però, i numerosi terremoti hanno fatto crollare diverse sezioni dei muri, così come il tetto, tanto che ancora oggi alcune aree del convento risultano inaccessibili.
Fortunatamente però, grazie ad un certosino lavoro di recupero e di restauro, l’ex convento è tornato fruibile al pubblico: lo si può visitare dall’interno, e notare tanti piccoli particolare, dalle incisioni sui muri alle “volte” costruite in stile bizantino. Ma sopratutto, la presenza di ben due palmenti all’interno dello stesso convento.
Nonostante le ferree regole sull’alimentazione dei francescani, il vino era sempre presente in tavola. Una parte della bevanda veniva destinata alla vendita, al pari della carne: si vendevano per garantire un’entrata economica. Ma questo non voleva certo dire che i monaci si privassero proprio di tutto! Tant’è che questo piccolo rudere era dotato di ben due palmenti, entrambi risalenti alla prima metà del ‘500. Una delle due vasche (quella che vedete in foto) è state “ristrutturata” nel 1888, a seguito di alcuni grossolani lavori di recupero. Si distingue, oltre alla grande vasca per schiacciare l’uva, anche una piccola cavità dove spremere i cocci sopravvissuti alla prima calpestatura. Non si buttava via nulla.
Come hanno ben spiegato i giovani ciceroni, si tratta degli unici due palmenti noti di quel periodo in tutto il crotonese. Questo vuol dire che, almeno ad oggi, non siamo a conoscenza di altri palmenti cinquecenteschi, mentre nella provincia di Reggio Calabria sarebbero addirittura più di 700. Una differenza impressionante, che non deve trarre in inganno: questo non vuol dire che prima di quel periodo non fosse diffusa la “cultura del vino”. A dimostrazione di ciò, bisogna ricordare che proprio di recente è stato rinvenuto un palmento del periodo romano, nei pressi di Petilia Policastro.
Il convento attraversò numerosi momenti di crisi, dallo spopolamento alle invasioni turche, finché nella prima metà dell’800 venne abbandonato definitivamente a seguito di un forte terremoto, che distrusse buona parte dell’eremo. Oggi lo stabile è in via di recupero, ed è previsto anche un nuovo tetto in legno per renderlo fruibile ad iniziative comunali e non solo.
Promossi sia il comune di Roccabernarda che i giovani ciceroni. Il primo per aver messo a disposizione ben due navette per raggiungere l’eremo senza salire con la propria vettura. I secondi per la validissima preparazione dimostrata: tutti i ragazzi e le ragazze si sono dimostrati gentili anche a fronte di certi scostumati, ed hanno mantenuto la calma. Dopo Santa Severina, Roccabernarda si unisce alla lista degli eventi ben riusciti del FAI, che anche in questa provincia sta prendendo sempre più piede.
Se ve lo siete perso, c’è un bel video realizzato da Tonino Parisi per Noi del Marchesato (dove sono stato paparazzato più volte).
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