Che la Calabria si spopola, lo sappiamo già. Si sono trasferite altrove quasi 200 mila persone dall’inizio del nuovo millennio, dato che, entro la metà del secolo, raggiungerà le 300 mila. Di questi, quasi 100 mila sono giovani al di sotto dei 30 anni. E, come evidenziato dai recenti dati, non si tratta solo della “fuga dei cervelli” (invenzione giornalistica per fare articoli acchiappa-click, per quanto mi riguarda) ma di un’emigrazione indiscriminata indipendentemente dall’istruzione o dalla professione svolta.
Prendendo per buona la cifra di 200 mila residenti in meno negli ultimi 25 anni, verrebbe fuori che ogni anno dalla Calabria se ne vanno all’incirca 8 mila persone. Si tratta ovviamente di un dato suscettibile di errore, dato che non conta i rientri (pochi, ma ci sono) ed i migranti, ma comunque indicatore di un evidente disagio lavorativo e sociale che spinge, comunque, migliaia di persone ad andarsene.
In questo scenario, è divertente (o forse ridicolo) il siparietto fatto tra Ryanair e Regione Calabria per l’investimento su due nuovi hangar all’aeroporto di Lamezia Terme. Investimento che, si stima, porterà niente poco di meno che “fino” a 300 posti di lavoro qualificato. I comunicati politici si stanno sprecando, in queste ore: parlano di “rientro dei cervelli”, ma anche di “contrasto all’emigrazione” e “freno all’emorragia di giovani” dalla nostra terra.
Ma come si può scrivere una roba del genere? Come si può anche solo pensare che 300 posti di lavoro (diretti ed indiretti, quindi stimati ad minchiam) possano contrastare un’emigrazione da migliaia di persone all’anno? È una favola facile da raccontare e facile da credere, funzionale al mito del turismo low-cost che finirà per impoverirci tutti, facendo ingrassare però le tasche di Ryanair.
Lascia un commento Annulla risposta