Le criticità del sistema sanitario calabrese sono oramai note a tutti, a partire dalle difficoltà (ammesse dallo stesso Occhiuto) circa il reclutamento di personale. Nessuno vuole svolgere attività sanitarie in Calabria, non si candidano medici nè dirigenti, non si riesce ad abbattere le liste d’attesa ed a gestire un sistema che, alla fine dei conti, riguarda poco meno di 2 milioni di abitanti. Non pochi, ma neanche troppi.
Ad aggravare il quadro, però, c’è anche un altro aspetto. Ed è quello dei medici già in servizio, che molto spesso si oppongono alla modifica del loro status per una mera questione economica. È stato ribadito chiaramente proprio ieri, con un comunicato in cui si contesta l’idea di impiegare i medici di medicina generale anche nelle strutture ospedaliere. Una circostanza che comporterebbe l’assimilazione al personale sanitario, e che farebbe dunque perdere la libera professione.
I medici di base svolgono già un gran lavoro. Non tutti, certo. Ma è innegabile che abbiano già il loro elevato grado di stress, visto che gestiscono molto spesso più dei 1.500 pazienti che dovrebbero avere. Ma è è altrettanto difficile credere al fatto che svolgere la loro attività in ospedale piuttosto che in uno studio privato possa danneggiare gli assistiti. Al contrario: danneggia (economicamente) il medico. Medico che spesso visita in intramoenia, nelle ore pomeridiane, e che lascia tutta quella “parte burocratica” a segretarie e passacarte. E che dunque risentirebbe di un aumento di ore “ambulatoriali”, pagate sicuramente meno.
Inutile far finta di non vedere che la quasi totalità dei medici di base anche in Calabria svolge di fatto una “doppia” professione: quella del medico base e quella in cui è specializzato. Ci sono dunque medici di base che al mattino fanno 3/4 ore (se va bene) di visite generiche e nel pomeriggio eseguono quelle a pagamento per settori specifici, tanto in studi medici associati che in studi privati. Quanto denuncia il segretario della Fimmg, ovvero una sanità tendente alla privatizzazione, è già realtà.
E forse non abbiamo dato ancora il giusto peso a quanto questa situazione faccia comodo agli stessi medici. Sempre economicamente parlando, s’intende.
Lascia un commento Annulla risposta