Il ministro Valditara ha molto tempo da perdere. E non lo impiega solo per querelare scrittori o chiunque gli muova una critica, ma anche per elaborare singolari piani per “riformare” il sistema scolastico nazionale, riuscendo a far scendere ancora più in basso l’asticella dell’istruzione pubblica, che pagherà – nei prossimi anni – lo scotto delle sue idee. Critica, questa, che può essere mossa senza remore ad ogni ministro dell’istruzione messo a governare negli ultimi vent’anni (almeno).
Perchè le affermazioni sulla sua idea di scuola – espresse non a caso in un’intervista ad Il Giornale – non possono lasciarci indifferenti. Passi per la reintroduzione facoltativa del latino alle media (che è appunto opzionale, non vale per tutti) il ministro ha indicato la necessità di focalizzare lo studio sui “popoli italici” anzichè su quelli del resto del mondo: affermazione già questa di per se assurda. Sia perchè la scuola deve fornire un contesto generale del mondo, non solo del proprio orticello, sia perchè sarebbe curioso sapere quali sono questi popoli italici. Sono quelli che abitavano la penisola prima dei greci e dei romani, come storia vorrebbe?
A parte questo bìas storico, è ancor più inutile far perdere tempo agli studenti con la memorizzazione delle poesie. Una pratica assolutamente, letteralmente ed innegabilmente inutile, che toglie tempo ed energie ad altre cose che gli studenti potrebbero studiare, approfondire e dunque conoscere. Perchè questo è il problema della scuola, sin da quando la frequentai io: la totale assenza di stimoli per gli studenti, che di fatto sono costretti ad imparare a memoria (o a pappagallo) tanto le poesia quanto un tema, la storia, le formule matematiche e così via.
Va da se che cosiddetta coscienza critica degli studenti si assopisca, finendo per svilupparsi al di fuori della scuola, con tutte le storture che ne possono seguire. E dunque al di fuori della principale struttura che il nostro paese mette loro a disposizione proprio per esercitare la conoscenza, ridotta a mere nozioni: chi le ripete meglio ha un voto più alto, e buonanotte ai suonatori. La conoscenza diventa così una ripetizione di concetti, meglio se affini ai “valori tradizionali italici” o alla tanto cara bibbia, rispolverata sempre dal Valditara nel suo sproloquio oscurantista che, fortunatamente, non ha carattere d’obbligo per le scuole italiane.
Resta però da vedere come si comporterà il variegato mondo della scuola, che in parte risponderà sicuramente alla chiamata del ministro.
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