La questione del rimpatrio di “Almasri” è più grave di quanto sembrava. E lo possiamo capire dal fatto che questo pomeriggo è stato sguinzagliato quel faccione di bronzo di Piantedosi, impiegato sporadicamente quando si tratta di dover mentire spudoratamente davanti a tutti. Noi ce lo ricordiamo dai fatti di Cutro, non solo per le balle conclarate sostenute al tempo (oggi ampiamente smentite dalle inchieste sul naufragio) ma anche per le scortesie che ebbe nei nostri confronti.
Ma la balla detta questo pomeriggio dal ministro è ben più grave. Perchè ha sostenuto che questo signore libico sia stato rimpatriato con un volo di stato diretto Torino-Tripoli perchè è un soggetto pericoloso. Ha dunque sostenuto che è stato espulso con un suo provvedimento diretto, che è stato eseguito con una insolita tempestività perchè non sarebbe stato convalidato il fermo per il fatto di una mancata risposta da parte del Ministero della Giustizia.
Insomma, una evidente scusa. Una scusa improbabile. Perchè i fermi vengono convalidati per molto meno, sopratutto quando su un ricercato prende un mandato di cattura internazionale per crimini di guerra. Qui invece i tempi di attesa per l’espulsione sono stati estremamente brevi, troppo brevi, al punto da essere definiti come una esplicita volontà del Governo di sottrarlo al giudizio dell’Aja. Il caso scotta.
E scotta ancora di più perchè viviamo in un periodo storico in cui le decisioni dei tribunal internazionali paiono essere messe in discussione. Abbiamo già assistito al doppiopesismo dei paesi europei, che hanno dimostrato di voler applicare i mandati di cattura a fasi alterne (per Putin si, per Netanyahu no), ma qui si va oltre: qui si disapplica proprio una sentenza, liberando di fatto un ricercato in modo arbitrario e senza alcuna trasparenza.
Argomento che potrebbe far passare in secondo piano le attese dichiarazioni al forum economico di Davos, ma che contribuisce al clima di tensione internazionale che sta salendo in queste settimane.
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