C’è un precedente grave e pericoloso nel nuovo “piano straordinario regionale quinquennale per la gestione e il contenimento della specie cinghiale” approvato appena due giorni fa dalla Regione Calabria. È il primo provvedimento dell’anno per la Regione, che sostanzialmente deregolamenta la caccia al cinghiale formalizzando alcune controversie come il concetto di “caccia tutto l’anno” per questa specie.
I poveri cinghiali se la vedranno sempre peggio. E non è neppure colpa loro: anni fa ricordavo, con un articolo, dei ripopolamenti forzosi operati sempre dalla Regione Calabria (sempre dal dipartimento di agricoltura), che ne hanno provocato un aumento incontrollato. L’idea era quella di creare una sorta di “parco giochi” per i cacciatori, che però, evidentemente, non sono stati poi così attratti dall’idea.
La norma prevede, per come riporta Coldiretti, delle aberrazioni: l’agricoltore diventerebbe un “bioregolatore” perchè acquisisce, de facto, la possibilità di uccidere i cinghiali autonomamente se dotato di porto d’armi. Un concetto miope, fatto passare nell’ottica di “protezione della biodiversità” come se i cinghiali fossero gli unici esemplari che la minacciano.
Ancora più grave, però, oltre ai pallettoni facili, sono altri due punti della norma. Uno riguarda la possibilità di cacciare il cinghiale tutto l’anno, al fine evidente (come scrive anche Coldiretti) di aumentarne gli abbattimenti. L’altro, invece, permetterebbe la caccia anche nelle aree protette. Di questo passo non ho trovato altra traccia, ma è evidente che vada approfondito in quanto costituirebbe un gravissimo precedente.
Nelle aree protette (che siano in mare o in terra) è notoriamente vietata ogni attività venatoria, anche per via dell’inquinamento che i proiettili causano al terreno. Scavalcare questo concetto giustificandolo con l’invasività di una specie è un tentativo di delegittimare e sminuire queste aree. Pensate (per ipotesi) se si concedesse la licenza di pesca per il granchio blu nell’area marina protetta di Capo Rizzuto: finiremmo per inquinare fauna e flora in modo indiscriminato.
È importante che questo aspetto vada chiarito ed affrontato, in primis dalle associazioni ambientaliste ed animaliste, al fine di presentare un eventuale ricorso. Passi il contrasto ai cinghiali, passi il concetto di “difesa attiva”, ma si eviti di inquinare con la stupidità umana anche le ultime aree protette della nostra Regione.
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