Oramai non serve più commentare o tentare di analizzare il rapporto annuale sulla qualità della vita del Sole 24 Ore. Perchè è scontato che le province calabresi sono saldamente ancorate al fondo della classifica, sin da quando il rapporto viene stilato. Ogni anno la sua presentazione si ripete allo stesso modo: c’è chi se ne lamenta, c’è chi ne fa una questione politica, e c’è chi dice semplicemente che “non è vero” per via dei parametri utilizzati nello studio.
Al netto di tutto, è evidente che in Calabria si vive male. Questo vuol dire che da noi ci sono molte meno possibilità ed opportunità rispetto ad altrove, ed è un dato di fatto da oltre un secolo: ancora oggi abbiamo un saldo demografico in negativo, per via delle sempre più persone che emigrano.
Certo, alcuni parametri della classifica sembrano agevolare situazioni presenti solo in grandi centri abitati. Ma non può essere una scusa, questa. Così come non può essere una scusa quella politica: anzi, chi ne fa un discorso politico è doppiamente in malafede, perchè storicamente le province calabresi sono state sempre fanalino di coda, indipendentemente dal partito dei rispettivi sindaci.
C’è poi anche chi proprio nega questi dati. E questo è forse il caso peggiore, il classico commento-da-social dove si ribadisce che “noi” abbiamo il mare ed il sole rispetto a Bergamo. Ecco: noi abbiamo solo il mare ed il sole. E poco altro. E siamo contenti così, evidentemente. Un bellissimo disastro, parafrasando le parole di Zorba.
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