Un post fuori orario, questa domenica mattina. Perchè sono giorni che si sente e si legge dei risultati incredibili ottenuti, a livello economico, da Javier Milei, in queste ore in Italia (alla convention di Atreju) per incensare l’amica Meloni. Dopo la firma al Mercosur e l’ottenimento della cittadinanza italiana, Milei continua a parlare dei risultati economici dopo solo un anno di presidenza.
La spesa pubblica è stata ridotta – nel complesso – del 74%. Tagliate le risorse su “pensioni, scuola, sanità, ricerca scientifica, cultura e sviluppo sociale” oltre a “stipendi pubblici, sussidi per l’energia e i trasporti, nonché programmi di assistenza sociale”. Oltre 35 mila dipendenti pubblici sono stati licenziati, ed altri tagli sono in arrivo con il prossimo anno.
A furia di tagliare, è chiaro che le casse dello stato ne beneficiano. Tagliando le spese del 74% (cifra impressionante) sarebbe impossibile non andare in pari, o addirittura segnare un utile. Il problema però, è che si tratta di un dato temporaneo e inaffidabile. Perchè questi tagli produrranno una cascata di effetti negativi, alcuni dei quali già in corso.
Si stima che nell’ultimo anno il numero di poveri assoluti in Argentina siano arrivati al 53% della popolazione. La deregolamentazione di alcuni settori (come quello degli affitti) ha fatto schizzare i prezzi alle stelle, producendo migliaia di nuovi senzatetto. Il costo del cibo è aumentato, così come quello dell’energia, del carburante, dell’accesso ai servizi pubblici.
È vero, Milei aveva promesso una “terapia shock”. Ma a farne le spese, come sempre, sono i cittadini. Ed un tessuto sociale come quello Argentino – di certo non roseo – ne esce drammaticamente ammaccato. A che serve celebrare la stabilizzazione dell’inflazione (ridotta in un anno dal 26% al 2,7%) se ci sono 5 milioni di poveri in più e l’economia continua ad essere in recessione?
Il Fondo Monetario Internazione prevede, per il 2025, un aumento del pil argentino del 5%. Ma pur realizzandosi questa circostanza, cosa cambierebbe per una popolazione espropriata di tutto e costretta ad arrangiarsi?
Il rischio è che l’Argentina diventi una polveriera, più di quanto già non sia.
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