Era già chiaro ieri sera, il risultato del referendum sulla città unica. Un risultato che potremmo bollare subito come “scontato”, ma che in realtà ha tenuto più di qualcuno con il fiato sospeso: le possibili incognita erano tante, ed in fondo più di qualcuno c’ha sperato davvero in una fusione che, a ben vedere, non convince proprio chi la città unica la dovrebbe abitare.
Il dato sorprendente, però, è l’impressionante astensionismo sulla questione: ha votato appena il 26,02% degli aventi diritto nei tre centri abitati (Cosenza, Rende e Castrolibero) , e questo vuol dire che non ha votato il 73,98% della popolazione. Si tratta di una dato importante, dato che le tre città contano complessivamente circa 110 mila abitanti: di questi, sono andati a votare – arrotondando – appena in 28 mila.
Questi numeri dovrebbero essere il nostro pane quotidiano, perchè aldilà delle narrazioni folkloristiche ci dimostrano, ancora una volta, il disinteresse che gli stessi calabresi hanno verso questioni non di poco conto.
Ora però, andando oltre la questione prettamente politica (perchè la fusione è realmente una roba “calata” dall’alto), c’è da considere che Cosenza e Rende sono già, di fatto, una città unica. Un unico agglomerato urbano, dai confini invisibili ed intangibili. Discorso a parte per Castrolibero, che dista qualche chilometro dalle due città e che, francamente, ancora non capisco cosa centri.
C’è dunque un aspetto pratico da considerare, almeno tra le due città, che in futuro dovrà essere affrontato sicuramente in chiave meno politica (le fusioni non si fanno per forza di cose) e più pragmatico Ma adesso sarà compito della politica – e dei politici sopratutto – comprendere come affrontare l’argomento, senza farlo passare, sciaguratamente, come una bandierina da appuntarsi sul petto.
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