Per tutta la giornata, i principali talk-show e programmi televisivi di casa Mediaset hanno mantenuto la stessa linea aggressiva nel commentare lo sciopero generale. Mi ha particolarmente colpito l’atteggiamento tenuto dal conduttore di Mattino Cinque, che sostanzialmente non lasciava neppure parlare i sindacalisti – sovrapponendosi con continue esternazioni e domande retoriche – senza alcun contraddittorio.
È una roba che si vede sempre più spesso, sopratutto nei canali Mediaset, dove da tempo va in onda una continua propaganda governativa, anche nei telegiornali. Si prenda ad esempio la continua ripetizione meloniana dell’aumento delle pensioni minime: aumento che c’è stato, ma di appena 3 euro. O l’aumento dell’occupazione, ottenuto grazie al conteggio anche di chi ha lavorato solo un’ora in un mese.
A voi le conclusioni. Intanto, sulla stessa falsa riga di questa narrazione, prosegue l’accanimento verso quello che è un diritto costituzionale che dovrebbe (dovrebbe!) essere garantito, cioè quello dello sciopero. Oggi sappiamo che non è vero che questi avvengono maggiormente nel fine settimana, eppure continuiamo a sentire politici – ma anche conduttori televisivi e giornalisti – che attaccano i sindacati perchè così “si fanno il week-end”.
Nessuno sottolinea il fatto che lo sciopero (per quanto possa essere “ideologico” o motivato anche politicamente) si fa perchè non vengono trovate soluzioni per i lavoratori. Perchè le promesse vengono disattese, o addirittura snobbate. Il rischio sta tutto qui: se il Governo non ascolta i lavoratori di un comparto molto numeroso – come il trasporto pubblico, o anche la sanità – cosa mai farà con tutti noi poveri stronzi?
La mobilitazione serve per ridare diritti ai lavoratori. Tutti i lavoratori. Ma così facendo il fronte si disintegra, ulteriormente. Sempre che mai ci sia stato, questro fronte.
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