La Datel chiude i battenti. Il più grande call center cittadino conclude la sua vita dopo anni travagliati, segnati dall’inevitabile caduta iniziata – secondo molti – dall’avvio dell’amministrazione straordinaria del 2020. Una mezza verità, che cela il generico andamento negativo di molte realtà simili, spesso in piedi solo grazie a laute convenzioni o finanziamenti diretti.
Da una parte, c’è un problema di non poco conto: quello degli oltre mille disoccupati in più, in un solo giorno. In un contesto come quello calabrese si tratta di numeri importanti, che di fatto vanizzano la propaganda di Occhiuto sulle nuove assunzioni (qualche centinaio di persone, a tempo determinato) di qualche settimana fa. Dall’altra parte, poi, c’è l’apertura ad una sorta di “aiuto” da parte della Regione, che vorrebbe inserire questi lavoratori in progetti di digitalizzazione interni.
Agli occhi di chi non è più un credulone, si prospetta uno scenario di tirocini e precariato. Circostanza che forse forse è meglio del rimanere in cassa integrazione o disoccupati, ma che rappresenta una scorciatoia infima e subdola per chi non avrà la possibilità di andarsene. Resta poi da vedere cosa se ne farà dello stabile (sarà venduto o riconvertito?) e delle annesse aree.
Potremmo ricordare che l’Abramo Customer Care è un’azienda privata, che non ha avuto scrupoli a delocalizzare arrivando a costringere i dipendenti a trasferimenti in Romania ed Albania. Così come potremmo ricordare tante altre cose, come la necessità di avere “amici” per ambire a lavorare o i diversi problemi sindacali emersi negli anni. Personalmente, ricordo il vanto di certi dipendenti, fieri di lavorare per una persona seria come Abramo, al punto da arrivare a dire di sentirsi più catanzaresi che crotonesi.
Ecco, oggi ad Abramo nessuno chiede più conto. Al contrario, i dipendenti chiedono aiuto al viturperato sindaco di Crotone, alle istituzioni locali, allo Stato, appigliandosi alla partecipazione in Tim. Ma era un destino già scritto anni fa, che oggi si concretizza nel peggiore dei modi: come una bolla che esplode.
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