È sempre una settimana pesante, quella di ferragosto. C’è un sovraffollamento disumano di persone, una calca impenetrabile di gente che si apposta in qualsiasi angolo libero, rendendo complicato e lento ogni movimento. Uno strazio, sopratutto quando lavori.
Il mare non può rinfrescarti, perchè surriscaldato – letteralmente – dalle troppe persone che vi stazionano dall’alba a notte fonda. L’acqua è bollente, sporca, al pari della spiaggia e di tutto il lungomare. Unica nota positiva, il più frequente passaggio dei netturbini che evita la creazione di cumuli di spazzatura.
Fermarsi in un locale è impossibile, per due motivi: ci sono i “prezzi estivi” (ed è tutto un po’ più caro) e ci sono troppe persone strafelici di farsi improsàre uno spritz a 10€, manco fossimo a Venezia. Le cucine vanno veloci e la qualità del cibo ne risente.
In altre parole, Crotone è una città che in estate – periodo di maggiore afflusso turistico – peggiora notevolmente. Sia a livello di godibilità (lunghe code, traffico intenso, difficoltà a passare per i parcheggi selvaggi) che a livello di presentabilità: ci sarà un motivo se ai lidi balneari si lamentano di avere sempre gli stessi clienti, non riuscendo a prenderne di nuovi.
Non so se a tutto questo c’è rimedio, e francamente non credo. Al contrario, penso che ci stiamo sprecando ad essere una brutta imitazione di una città turistica, prendendo a modello esempi desueti e superati, credendo che l’affollamento (ingestibile, incontrollabile) sia sinonimo di una stagione riuscita e proficua. Ma non è così. Al contrario, c’è un detto tipicamente crotonese che ci ricorda come la folla alza solo polverata.
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