L’exploit dell’estrema destra francese non deve e non può sorprendere: era di fatti un risultato annunciato, previsto, dato per certo anche dagli analisti più difficili. L’azzardo di Macron non si è ancora ben capito a cosa sia servito, se non a legittimare (ancor di più) le pretesi di un partito come il Rassemblement National.

Volendo fare un paragone storico, ci troviamo nuovamente in una fase in cui i partiti liberali favoriscono e non contrastano l’avanzata della destra. Destra che, per storia comune europea, dovrebbe non esistere più, nè avere piglio sulla popolazione… ma la memoria corta non l’abbiamo solo noi italiani, a quanto pare.

Ancor più grave risulterà ogni “alleanza” per tentare di arginare l’avanzata della destra, che non aspetta altro di poter gridare al complotto contro il volere del popolo. Una tattica divenuta globale negli ultimi anni, e che riscuote notevole successo, molto più successo dei programmi elettorali.

Anche perché il programma di governo presentato da RN non è poi nulla di chè basandosi solo su tre punti: contrasto all’immigrazione, aumento della sicurezza interna e tutela del potere d’acquisto. Proposte tipiche della destra, che sono notoriamente balle, a meno di non credere che Bardellà (o chi per lui) abbasserà l’equivalente dell’Iva francese al 5,5%…

È dunque un nuovo “voto di pancia” che tuttavia non trova facile spiegazione, sopratutto in un paese come la Francia dove esiste un’ampia fetta di popolazione immigrata e stabilmente residente. L’ultima parola sulla vicenda sarà detta domenica prossima, e la speranza, ovviamente, è che al ballottaggio non succeda quanto già accaduto in Italia.

La riabilitazione di queste destre è un pessimo segnale per tutto il vecchio continente.

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