Nei giorni scorsi si è scatenata una polemica a dir poco paradossale sul murales realizzato a Fondo Gesù, che raffigura uno dei più antichi mezzobusti attribuiti a Pitagora. Perché più di qualcuno, dopo una veloce ricerca in rete, ha ritenuto di aver “scoperto” che quello non è Pitagora, bensì Archìta. Polemica nata sui social e ripresa, come al solito, da qualche giornaletto.
Si tratta dell’ennesima e sterile polemica dopo quella su Milone, ma qui la questione è più seria. O grave, se vogliamo. Perché un conto è criticare una raffigurazione moderna di un mito classico, che può piacere o meno, altra storia invece è palesare, davanti a tutti e con tronfia sicurezza, la propria ignoranza.
Partimo dal presupposto che è vero, su Wikipedia quel volto è associato ad Archìta, perché quell’antico mezzobusto si chiama proprio di Archìta. Ma sarebbe bastato cliccare sulla foto per scoprire, nella sua descrizione, che gli archeologi lo associano invece a Pitagora per via del suo modo di vestire, definito più “orientale”. Una confusione alimentata dal fatto che il busto è stato rinvenuto senza nome scolpito all’interno della Villa dei Papiri di Ercolano.
Oggi il busto – che da quasi un secolo rientra nelle raffigurazioni classiche di Pitagora – è custodito nel Museo Archeologico di Napoli, ed una sua copia in gesso è conservata anche nei musei di Firenze. Ancora oggi non si ha certezza su chi raffiguri quel volto, ed il motivo è dannatamente semplice: non abbiamo fotografie di Pitagora. Nè di Archìta. Non possiamo sapere com’erano davvero.
Quel che appare ovvio, è che i crotonesi prediligono l’immagine di un Pitagora anziano, dalla lunga barba a punta e vestito con un lungo saio corredato da “turbante”. Quello è l’archetipo che spadroneggia nell’immaginario comune, sebbene esistano diversi mezzibusti associati alla figura di Pitagora, sia in età giovanile (come questo del murales) che in età adulta. A meno di non credere che sia nato vecchio e già con la barba a punta.
Mi viene ancora difficile comprendere l’attaccamento a questi dettagli insensati, ma evidentemente tanto basta per scatenare le polemiche, e dimostrare che la storia di cui tanto ci si vanta, alla fine, neppure la si conosce.
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