Questa sera mi è capitato di passare dal Comune per le celebrazioni dei 110 anni della Camera del Lavoro di Crotone, un po’ per curiosità un po’ per vedere che aria tirava viste anche le proteste di queste ore dei lavoratori ex Datel.

Da una parte, con la piazza riempita di bandiere rosse (che fa sempre un bell’effetto), c’era tutto il mondo sindacale cittadino e regionale. Tanta gente adulta, anziana, che dal palchetto si chiamava “compagno” e si invitava a ritirare targhe e premi. Tra applausi, strette di mano, pacche sulle spalle e persino qualche lacrima, si è celebrata una storia che dura davvero da tanto tempo.

Dall’altra parte, però, c’era il mondo reale, contemporaneo, quello di oggi e non di ieri. Decine di dipendenti ex Datel hanno fatto un “picchetto” di protesta contro il sindacato, e di fatto erano gli unici giovani presenti in piazza. A parte loro, non c’era nessun ragazzo ad esclusione di qualche “figlio di” nei gazzebo.

Questa è forse l’immagine più reale e concreta dello stato attuale del sindacato, oggi, sopratutto in Calabria. Un’istituzione di cui non ci si fida più, ed associata per lo più a brutti episodi che, dalla chiusura delle fabbriche, riguardano esclusivamente la perdita di posti di lavoro.

È ovviamente un modo di porsi errato nei confronti del sindacato, che anzi andrebbe dotato di nuova linfa e di tante nuove personalità. Ma è un dato di fatto ben evidente: oramai è un circolo di conoscenti che si ritrovano quasi ogni giorno, e va avanti per motu proprio e non per l’effettivo servizio che rende ai lavoratori.

Un po’ come per i partiti politici, c’è bisogno di rinnovamento. Per il sindacato più che mai, visto che – volenti o nolenti – è l’ultimo argine di controllo proprio verso quella politica che dice di volerti aiutare ma poi lavora per ridurre e sottrarti diritti e dignità sul lavoro.

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