La vicenda sul monologo di Scurati è particolarmente chiara e, per questo, grottesca. L’intera questione è stata gestita dalla Rai, che prima ha richiesto l’intervento dello scrittore, ci ha pattuito un compenso, e poi lo ha annullato poche ora prima della messa in onda per “motivi editoriali”.
Non è esagerato parlare di censura, dato che i motivi editoriali non sono motivi economici. Circostanza avallata dal fatto che la Rai paga queste cifre per tutti gli ospiti, e di certo non solo per Scurati. La difesa in blocco della destra – e sopratutto di Fratelli d’Italia – si è incentrata proprio sullo “stipendio medio mensile”, che però fino ad oggi è stato regolarmente corrisposto senza troppi scandali.
C’è dunque la malafede di chi sta cercando di politicizzare il caso. È intervenuta la stessa Meloni (un premier che attacca sui social uno scrittore), seguendo la stessa linea dei media di destra, ma per fortuna c’è stata anche la dura presa di posizione del sindacato interno della Rai, e di tanti conduttori e giornalisti che hanno letto il testo riportandolo integralmente.
Ci si può aspettare altro dalla Rai? Che di fatto è un emittente di comodo, un “poltronificio” garantito per gli amici di chi va al potere, e questo lo è da sempre, non di certo da oggi. Solo che oggi si fa un passo oltre la linea rossa, l’ennesimo di un governo che sta tentando di riscrivere la storia di un paese che si appresta a celebrare la liberazione dal nazifascismo.
Nazifascismo di cui l’attuale partito di governo è discendente, e dal quale continua a non prendere le distanze.
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