La cultura come contentino politico, come arma politica, sottomessa alla logica del do ut des che premia chi è vicino al decisore, chi è suo amico, chi è militante nello stesso partito o nello stesso schieramento politico. Come altro leggere la proclamazione dell’Aquila a Capitale Italiana della Cultura per il 2026?
Ovviamente, la città ed il suo patrimonio artistico e culturale meritano il riconoscimento. Che però arriva subito dopo le elezioni regionali, vinte proprio dal centro-destra. Lo stesso che, pochi giorni prima del voto, aveva sbloccato dei fondi per una nuova linea ferroviaria.
Proprio su quelle elezioni regionali, in una terra abbandonata proprio dalla destra ma dove questa continua a vincere, avrei voluto scrivere due righe. Mi ero ben guardato, non essendo abruzzese. Oggi però questa vittoria, vista da fuori, sa di compravendita. Sono bastati 720 milioni (su carta, e dunque promessi) per convincere questa gente? Una ferrovia con Roma è la loro priorità politica?
A questi milioni se ne aggiunge un altro, destinato al capoluogo di Regione per i suoi eventi da organizzare nel 2026: ne è ben contento il sindaco, anche lui in quota Fratelli d’Italia. E sono tutti felici così.
Una vicenda simile, in tutto e per tutto, a quella di qualche mese fa riguardante Taurianova, proclamata improvvisamente Capitale Italiana del Libro per il 2024. Decisione che in molti hanno contestato, ritenendola più “politica” che di merito: la città infatti non ha neppure una biblioteca o una libreria, ma è governata da un sindaco in quota Lega, e si trova in una Regione governata dal centro-destra. Quanto pesa questo scenario sull’assegnazione?
Vuoi o non vuoi i giochi ormai sono fatti, ed in fondo non c’è niente di nuovo all’orizzonte.
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