Curiosità del lunedì: pare che a Cosenza siano state scoperte delle “misteriose” strutture da tempo dimenticate e nascoste tra le erbacce di Via Andrea Messer. L’annuncio è stato fatto da un’associazione che seguo da tempo, ed è stato ripreso anche dalla stampa locale.
Ci troviamo nel centro storico di Cosenza, in una di quelle stradine che costeggiano il monte sui cui è arroccato il famoso castello svevo. Non a caso, la suddetta via “sbocca” in un altra strada dal nome evocativo: Via Grotte San Francesco. Ma attenzione, perché appare abbastanza evidente di cosa si tratti.
Siamo di fronte a delle vecchie cebbìe come si chiamano in Calabria, punti di raccolta dell’acqua usati poi come abbeveratoi per gli animali o per l’uso agricolo, per irrigare orti e campi. Esistono diversi metodi per raccogliere l’acqua, ed uno dei più usati nelle aree montane è proprio quello che vedete nelle varie foto.
In altre parti della regione esistono strutture a cielo aperto che incanalano ed immagazzinano l’acqua piovana, ad esempio. Ci sono persino casi di palmenti nella roccia utilizzati come vasche di raccolta dell’acqua. Qui invece ci troviamo di fronte ad un sistema ipogeo che, evidentemente, filtra ed incanala l’acqua che filtra nella terra.
Antico? Antichissimo? Arcaico? Non sembrerebbe: forse ci troviamo di fronte ad un reperto storico risalente a cavallo tra l’800 ed il ‘900, ma potrebbe anche darsi che gli elementi architettonici evidenti (i mattoni, i foratini, le “colonnine”, le malte) siano stati applicati su grotte e pozzi ben più antichi. Su questo dovrebbe fare luce, eventualmente, la soprintendenza archeologica.
Ad ogni modo, nessun mistero, nessun enigma: solo un altro esempio di quanto siamo ormai distaccati dal nostro passato rurale.
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