Già ieri mi era capitato di leggere di una curiosa idea venuta in mente all’eterno Guido Bertolaso, oggi assessore regionale lombardo al welfare. Ne aveva parlato ad un giornale online, ma la questione è stata ripresa anche dalle grandi testate: parliamo della “tessera sanitaria a punti”.
Sostanzialmente, l’idea è semplice. I cittadini che si sottopongono a screening per alcune patologie prevedibili (come una serie di tumori tra colon, polmoni ed intestino) riceveranno delle “premialità”, come l’accesso ai centri termali o uno skypass gratuito. È tutto vero, questi sono i due esempi portati da Bertolaso, con riferimento alle prossime Olimpiadi.
Leggendo tra le righe, però, si apprende che l’operazione serve anche (se non sopratutto) ad “abbattere i costi della sanità”. Frase, questa, che lascia intendere come gli screening dovranno essere a carico dei pazienti.
Sempre Bertolaso afferma che: “Il concetto della premialità è semplice. Se porti avanti uno stile di vita il più corretto e salutare possibile, puoi guadagnare punti che ti permettono di ottenere un riconoscimento“. E qui apre un abisso: se io faccio attività fisica costantemente otterrei dei punti? Se smetto di fumare? E così via.
L’idea è ancora particolarmente fumosa, e difficilmente si realizzerà in qualcosa di concreto. Ad ogni modo, resta l’ennesimo, lampante esempio del decadimento in cui viviamo: siamo arrivati a teorizzare la sanità a punti! Lo Stato non ti garantisce le cure, ma ti invoglia a controllarti promettendoti cure termali e skypass! Beni di prima necessità in Lombardia, evidentemente…
Scherzi a parte, tali affermazioni dovrebbero rappresentare un campanello d’allarme in vista della prossima autonomia differenziata. Se questa è l’autonomia decisionale pretesa dalle Regioni, ne vedremo delle belle.
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