Ieri pomeriggio è stato scritto un nuovo capitolo della diatriba tra il Comune di Crotone e la Soprintendenza Archeologica. Diatriba che va avanti almeno dagli anni ’50 dello scorso secolo, volendo essere picinùsi, e che probabilmente non si risolverà mai del tutto.
Ad ogni modo, la soprintendente ha annunciato – sorprendendo un po’ tutti – di aver avviato l’iter del vincolo di interesse culturale per tutto il centro cittadino. Nel dettaglio, tale vincolo riguarderà “la direttrice urbana della nuova espensione” cittadina, realizzata a partire dal XIX secolo.
Ancor più nel dettaglio, riguarda le seguenti vie: Piazza Duomo, Corso Vittorio Emanuele, Piazza Immacolata, Via Pietro Raimondi, Via Silvio Messinetti, Piazza Pitagora, Via Vittorio Veneto, Via Napoli, Via Silvio Paternostro, Via Azaria Tedeschi, Via Venezia, Piazza della Resistenza, Via Torino, Via Roma e Via Firenze.
In buona sostanza, tale vincolo (se approvato, dato che deve essere valutato a livello regionale) obbligherà il Comune ad interpellare la Soprintendenza per quasi ogni lavoro o attività. Una vera e propria “ripicca”, dopo che il Comune aveva preso diverse iniziative senza il parere preventivo dell’ente.
Ma… al di la di questo, l’idea di vincolare l’intero centro è incomprensibile. E lo dico – come saprete – da amante della storia locale, perché è difficile affermare che una pavimentazione di semplici basole possa avvalersi di una tutela del genere. Anzi, è una pretesa abbastanza pretestuosa.
Volendo essere pignoli, la prima vera direttrice della nuova espansione urbana fù l’attuale Via Mario Nicoletta, che seguendo la linea di costa divenne il fulcro commerciale della città quando questa era ancora grossomodo confinata nelle mura. Alcuni magazzini (ancora oggi visibili) sono ben più antichi delle basole in questione.
Ed attenzione: è giusto valorizzare questa pavimentazione e sfruttarla sopratutto per le aree pedonali. Ma inizia ad essere ridicolo pensare di basare tutto il racconto storico della città sulla sua pavimentazione.
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