Chi mi segue da tempo sa che nel corso degli anni ho accumulato una notevole quantità di materiale su ciò che chiamiamo genericamente “storia locale“. Cioè un concetto molto vago e fumoso, che non ha confini ben definiti se non quelli che spesso ci si autoimpone.
Per intenderci: per me è storia locale tutto ciò che riguarda il Sud Italia, con particolare attenzione all’area calabrese e sopratutto crotonese. Motivo per il quale, negli anni, ho pubblicato numerosi articoli su un periodo non sempre ben visto, l’800: un vasto secolo di eventi spesso ridotto al solo dramma unitario.
Eppure, più scavo, più cerco, più trovo materiale inerente alla Calabria. Materiale che forse potremmo definire “generico”, ma che rende bene l’idea di una Calabria attenzionata a livello internazionale, nota per i suoi “fatti” e per i suoi “moti”. Roba che sembra fantascienza, o persino una rilettura storica.
Ho deciso dunque di ampliare i miei orizzonti. Non scriverò più solo dell’area crotonese, ma qualora avessi materiale sufficiente inizierò a scrivere a livello regionale. Anzi, è una cosa che ho già fatto a dire il vero: oggi è stato pubblicato il mio primo articolo su un nuovo portale con il quale spero di collaborare a lungo, e del quale ne avevo già parlato per altre questioni.
C’è tanto da raccontare. C’è tanto da scroprire. E ci sono tanti progetti editoriali degni di nota, che vale la pena supportare per andare oltre il solito racconto stereotipato della regione. Ora però mi taccio, che con certe frasi sembra di sentire ad Occhiuto.
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