Oggi sono arrivati numerosi comunicati (come quasi ogni giorno) da parte del governatore Occhiuto, che tra le altre cose ha diffuso una nota di apertura nei confronti delle intenzioni del Governo sulle paventate modifiche alla gestione dei migranti.
In soldoni, il Governo sta cercando di adeguare i cosiddetti CPR – Centri di Permanenza per i Rimpatri – al fine di poter detenere al loro interno i migranti fino a 18 mesi. L’idea è quella di un centro in ogni Regione, che funga sostanzialmente da hub di contenimento fino all’ipotetico volo di rientro in patria. Anche se i documenti per ora parlano di “soli” 12 centri in tutta Italia.
La teoria è questa, la pratica è molto diversa e sono già in molti a bollare il tutto come irrealizzabile. Ma a noi questo ora non interessa. A noi interessano le linee guida dello stesso Governo, che ha individuato grossomodo dove realizzare questi nuovi centri laddove non siano già presenti strutture o realtà adeguate.
Per l’esecutivo, questi CPR devono trovarsi in luoghi scarsamente abitati e lontani dai centri urbani più grandi, dovranno essere recintati e facilmente controllabili, e vicini ad infrastrutture come stazioni ferroviare o meglio ancora aeroporti, per facilitare (almeno in teoria) le operazioni di rimpatrio.
A leggerla così, pare quasi una descrizione del centro di Sant’Anna, che a questo punto potrebbe divenire – dopo essere stato un CPI ed un CARA – anche un CPR. Difatti, risponderebbe a tutte le indicazioni e, per di più, sarebbe già disponibile.
Al netto di eventuali ammodernamenti o di qualche costruzione accessoria, il centro è già pronto e comporterebbe un notevole risparmio di tempo nonché di denaro. Ma staremo a vedere: le aree idonee saranno contenute in un apposito report che verrà consegnato al ministero entro la fine di novembre.
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