Come saprete, quest’oggi le dichiarazioni dell’ex premier Giuliano Amato hanno sono esplose come una bomba. Un paragone quanto mai azzeccato (o fuori luogo), visto il tema: la strage di Ustica, di cui tanto si è detto e scritto in questi anni.
La tesi di Amato non è nuova, e riguarda le presunte responsabilità francesi sull’abbattimento del DC9 dell’Itavia e, conseguentemente, sulla morte degli 81 innocenti che vi erano a bordo.
Daltra parte, la pista d’oltralpe è stata battuta e seguita da tanti in questi anni. Si pensi al solo Purgatori, scomparso di recente. Più che altro, è insolito il tempismo di questa intervista, viste anche le recenti tensioni con i cugini francesi e la pretesa di scuse dall’Eliseo.
Secondo Amato (al quale va dato il merito di aver contribuito in prima persona al recupero dei resti dell’aereo) sarebbe stato l’ex premier Bettino Craxi ad avvertire il colonnello Gheddafi di un possibile attentato, convincendolo a rimanere a terra. Questa sarebbe l’unica, grande e pesante novità emersa, che tuttavia è difficile da confutare.
Se ne parliamo, è perché diversi commentatori hanno subito ricollegato il tutto alla vicenda del mig libico di Castelsilano. Qualche anno fa avevo raccolto delle testimonianze dirette, e devo dire di essermi convinto della buona fede degli abitanti del posto. Ossia del fatto che lo schianto avvenne il 18 luglio, e non il 27 giugno.
Quel che appare certo, è che sui cieli italiani si è combattuta una vera e propria guerra fredda. Che l’aereo venne abbattuto da un missile è oramai certo, ed incredibilmente c’è chi, ancora oggi, parla di bombe o “cedimenti strutturali”. Sintomo di una verità che è ancora difficile da far emergere.
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