Da ieri tiene banco una vicenda imbarazzante per quanto pretestuosa: parlo dei due cani randagi entrati nell’ospedale di Lamezia Terme, filmati mentre passeggiano indisturbati per un reparto del nosocomio. Il video è stato girato da un consigliere comunale che lo ha poi diffuso sui social.
Il tutto è servito, sin da subito, per generare delle forti polemiche a livello politico. Dapprima, ci si è focalizzati sul livello della sanità regionale. Poi con l’Asp, che però ha prontamente scaricato il barile in groppa al Comune, perché quest’ultimo dovrebbe occuparsi del randagismo. Ed infine, a livello regionale, con articoli contro il commissario alla sanità (che è il peraltro governatore Occhiuto).
Si è scatenato, in altri termini, il solito fuggi-fuggi dalle responsabilità. Il popolo adirato del web chiede a gran voce un colpevole, ruolo che nessuno, evidentemente, vuole ricoprire. Dopo le polemiche ora è il tempo degli elogi per il “gran lavoro” fatto in ambito sanitario, tante parole buttate a caso per tentare di spegnere un fuoco fatuo dell’indignazione ad orologeria.
Perché forse il tutto può essere banalmente ridotto ad un mero episodio di distrazione. Una porta aperta che ha spinto due cani ad entrare in un luogo apparentemente privo di persone: a chi si può dare questa colpa? Forse ad un custode distratto? O ad un paziente/visitatore che non ha richiuso la porta dietro di se? Ad un dottore? Ad una guardia? A chi?
Non lo sappiamo a chi incolpare. Per questo c’è il capro espiatorio della politica. Che tuttavia non può avere colpe se due cuccioloni hanno deciso di esplorare l’ospedale di Lamezia Terme rispetto ad una qualunque altra struttura. È successo. E può succedere sempre, in ogni caso, indipendentemente dalle politiche comunali sul randagismo, da chi è il commissario dell’Asp o della sanità regionale.
Quel che è certo, è che genera più dibattito (ed attenzione) l’ingresso di due cani in ospedale. E non tutto il resto.
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