Notizia curiosa: oggi a Sibari un gruppo di residenti ha protestato contro l’installazione di una antenna telefonica, riuscendo a far intervenire i Carabinieri e bloccare, temporaneamente, il cantiere. Era da tempo che non leggevamo le fesserie dei No-5G, e con l’inizio del nuovo anno abbiamo la possibilità di farci una breve ripassata.
Leggiamo, infatti, del goffo tentativo di un comune – quello di Cassano All’Ionio, in cui ricade anche la frazione di Sibari – di produrre un fantasioso “piano antenne” per limitare le installazioni di questi pali sul territorio. Cosa pressochè irrilevante, dato che, come ammette lo stesso consigliere, si tratta di permessi sovracomunali e ministeriali. Lo stesso ente però ha fatto finta di nulla, ha presentato ricorso al Tar, e lo ha perso. Ma si schiera ugualmente a fianco dei residenti, anziché spiegar loro che è solo un tubo metallico di cui non aver paura.
Nota a margine: e pensare che proprio il sindaco di Cassano era candidato, alle scorse elezioni, come capolista nel colleggio Crotone-Corigliano-Rossano, nella coalizione di centro-sinistra.
Ma torniamo alla notizia. C’era anche un consigliere regionale, che si premura di “parlare più come medico che da politico” (sperando che qualcuno ci possa credere) ed arrivando ad affermare che “le radiazioni elettromagnetiche sono un potenziale rischio cancerogeno per la salute“. Una storia ripetuta da tempo immemore, che è notoriamente una balla: le antenne telefoniche sono sicure, ci sono centinaia di studi medici a riguardo, e che un medico faccia leva su queste paure… fa solo pena.
C’è poi il commento, a mio avviso, più grave: quello di una maestra, che arriva a dichiarare che “questa antenna porterà malattie“. Malattie! Una paura misteriosa che nasconde un’evidente ignoranza in materia, dato che chi sta sotto le antenne si trova, tra l’altro, in una zona franca, senza irrorazione di segnale.
Bisogna comprendere i timori dei residenti (specie se anziani, o in zone rurali), ma anche spiegar loro che non bisogna demonizzare ogni novità. Anche perché, sono pronto a scommetterci, uno smartphone in tasca ce l’hanno tutti.
Ah già, buon 2023.
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