Con oggi si conclude (finalmente) la veglia funebre sul corpo tanatoprassato di Benedetto XVI, il papa emerito che fino a qualche giorno fa viveva beatamente nell’oblio che si era scelto. Nelle ultime ore abbiamo riscoperto una figura che, pur non avendo mai goduto di ampie simpatie, è divenuta improvvisamente “santa”.
È forse l’ennesima riprova del “miracolo” della morte, che ci rende tutti migliori di quanto non fossimo in vita. Nei telegiornali è un susseguirsi degli importanti insegnamenti di Ratzinger, delle sue innovazioni, dei suoi progressi. Poi un trafiletto veloce alla rinuncia, un po’ di polemica, e tante, tante parole sull’amicizia (per forza di cose) con il suo successore.
Fin qui tutto bene. Ci sta. Quel che rimane senza una spiegazione, è la decisione del governo italiano di imporre le bandiere a mezz’asta alle istituzioni, come in un giorno di lutto nazionale. Circostanza che non si verificherà in Vaticano, ma che invece trova una similitudine in Portogallo, paese che ultimamente vira sempre più a destra e dove è stato decretata una giornata di lutto.
Decisioni politiche e religiose, per una figura di “papa emerito” che è puramente cerimoniale, priva di cariche. Comprensibile tributare il rispetto ad una persona che ha ricoperto un ruolo di capo di stato in vita, ma non è che se muore l’ex presidente di qualche Stato ci si mette a decretare lutti in mezza europa.
Inoltre, va ricordato che l’Italia è uno stato laico, aconfessionale, dove la figura del Papa è riconosciuta come capo del Vaticano inteso come stato. Non come figura religiosa. Ma si sà, siamo laici senza esagerare, specialmente quando la religione diventa (o ritorna) una pretesa politica.
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