La stampa nazionale sta riprendendo le parole della premier Meloni in merito al lavoro ed al reddito di cittadinanza. Si tratta di affermazioni nette, che in un certo senso evidenziano l’asincronia tra aspettative e realtà di cui ogni giorno leggiamo, sotto mille sfaccettature. La Meloni infatti ha detto:
I lavori dignitosi ci sono e si trovano. Certo se non li accetti perché vuoi solo il lavoro dei tuoi sogni non puoi pretendere che lo Stato ti mantenga con le tasse di chi ha accettato di non fare il lavoro dei suoi sogni
Si tratta di una argomentazione inattaccabile, ma posta male. Perché il reddito di cittadinanza aiuta, nella maggior parte dei casi, persone di una certa che non riescono a reinserirsi nel mondo del lavoro, o che sono considerati troppo “vecchi” per lavorare pur senza aver diritto ad una pensione.
La narrazione della Meloni tende a colpevolizzare, ancora una volta, i lavoratori. Poco ci manca che torni ad utilizzare espressioni come bamboccione o choosy, impiegate da diversi ministri e politici in passato. E certo, ci sarà anche chi non vuole fare il cameriere o l’operaio e quindi chiede il reddito, ma quante persone possono essere degli oltre 3 milioni e mezzo di percettori?
Pochi giorni fà l’Inps ha reso noto che i cosiddetti “furbetti” del reddito rappresentano poco più dell’1% della platea totale di beneficiari. Quindi, la quasi totalità di chi ottiene il sussidio è in regola (almeno al momento). Aggiungiamoci anche una percentuale di malafatigatùri, chessò, anche maggiore dei truffatori. Pur ipotizzando un 5% di incassi fraudolenti, rimane sempre una netta maggioranza di percettori “sani”, che ne hanno diritto per come è formulata la legge.
C’è poi un ulteriore tentativo di odio-di-classe nelle parole della premier. Perché si rivolge direttamente a tutti coloro i quali “mantengono” con le loro tasse chi rifiuta di lavorare. È l’ennesimo modo sbagliato di porre la questione, centrandola più sullo scontro che sulla comprensione di dati e numeri.
Ma daltronde, da questo governo, non potremo aspettarci altro.
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