La notizia dell’esplosione del più grande acquario verticale al mondo sta ovviamente riempiendo le pagine dei giornali, e da ieri si rincorrono numerose ipotesi sul perché di questo cedimento improvviso. La struttura era monitorata e controllata, e forse prima di sapere cosa sia successo passerà un po’ di tempo.
Quel che è certo, nel mentre, è che sono morti circa 1.500 esemplari di pesci tropicali. Questo aspetto è stato ripreso molto da telegiornali, blog e testate varie, ed ha generato un moderato dibattito sull’etica della cosa. Da tempo c’è un nuovo approccio verso acquari e gabbie, non più visti come affascinanti ma come veri e propri ergastoli.
Al netto della questione etica sulla morte di quei pesci, c’è però un altro aspetto passato in sordina. Quell’acquario conteneva più di un milione di litri d’acqua. Una cifra enorme, se la confrontiamo alla media nazionale di circa 200 metri cubi di consumo annuale per famiglia. Un numero esageratamente grande.
In questi anni stiamo scoprendo che l’acqua è un bene prezioso, e nel futuro prossimo probabilmente vivremo nuovi periodi di siccità, senza contare tutti quei paesi nel mondo che non hanno accesso all’acqua corrente. Al netto di tutto ciò, cosa c’è di etico in un grosso cilindro verticale riempito con tutta quest’acqua per il solo fine di essere un’attrazione turistica (all’interno di un hotel, per altro)?
Ieri non sono morti solo un migliaio di animali, ma è stata sprecata anche una quantità d’acqua considerevole. Dovremmo chiederci se sia necessario ripristinare le cose com’erano, altrimenti ogni dibattito sull’etica e sull’attenzione ai cambiamenti climatici sarà semplicemente vacuo.
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