Inevitabilmente si finisce sempre più spesso a parlare di Twitter: nonostante sia un social network decisamente meno usato – almeno in Italia – è oramai da mesi alla ribalta delle cronache per via del travagliato acquisto da parte di Elon Musk. E paradossalmente, la questione viene affrontata solo ed esclusivamente dal punto di vista tecnico, ossia su come cambierà il social. Meno importanza è riservata agli aspetti speculativi della vicenda, o anche solo al licenziamento in blocco di oltre 3 mila lavoratori.
Online le polemiche si sprecano, ed i dibattiti sono molteplici. È giusto pagare per verificare la propria identità? Ma sopratutto, è corretto trasformare un servizio da sempre gratuito in un abbonamento mensile? Vale la pena spendere quei soldi per ottenere delle features che fino ad oggi erano accessibili a tutti? E ancora, ciò non creerà una disparità tra gli utenti stessi?
Domande lecite, che però non mi tangono. Non ho Twitter. Non ho nulla. Ma se ne parlava oggi a tavola, e sono arrivato alla conclusione che ci sono troppi social network, ognuno espressione del capriccio di qualche miliardario o della visione utopica (non ancora commercializzata) di qualche pirata del web.
Troppe app, troppi siti, troppi luoghi virtuali dove insiste una ridondanza di contenuti insopportabile. Se ci pensate, è uno spreco enorme: per quale motivo lo stesso video deve essere caricato più e più volte su tre, quattro o cinque social differenti? È davvero così necessario? O è solo uno spreco di risorse, in primis elettricità, visti i server necessari per tenere in piedi tutto questo.
Sinceramente penso di no. Non è necessario. Non serve. Ma i social si sono trasformati da strumenti di “democrazia digitale” (così come venivano appellati a ridosso degli anni di occupy) a luoghi di cazzeggio, o di vendita. Vetrine per chiunque, spesso piazze tossiche e polarizzate, che adesso arriveranno a chiederti persino un abbonamento per frequentarle.
Negli ultimi anni ne sono nati tanti, di social, e la maggior parte ha concluso la sua esperienza prematuramente. Solo i big reggono, grazie agli ingenti fondi garantiti loro. Twitter in questo caso sarà un esperimento: riuscirà ad essere economicamente sostenibile? Ci spera Musk, sicuramente, ma io spero il contrario.
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