Finalmente c’è il silenzio elettorale, e non dovremo più sorbirci le fesserie dei tanti candidati alla ricerca di voti. Mi dispiace, ma con gli anni sono diventato intollerante con questi soggetti, che creano solo confusione alienando un dibattito già scarno e privo di contenuti.
Domani si vota, ma la domanda rimane la stessa: per chi? Oggi me lo sto chiedendo io, alla ricerca di una sincera convinzione che possa motivare una X al posto di un’altra.
Di una cosa siamo tutti certi: salvo uno svarione madornale, la coalizione di centro-destra salirà al governo, forse trainata da Fratelli d’Italia. Vedremo come andrà, anche perché la coalizione potrebbe scoppiare prima del previsto. Non sarebbe neppure la prima volta.
Resta l’incognità Movimento 5 Stelle, che secondo indiscrezioni si contenderebbe addirittura il secondo posto con la coalizione di centro-sinistra. Movimento che sicuramente avrà un notevole gancio di traino al Sud, dove tuttavia c’è fermento anche per lo spostamento a destra.
E qui apro una parentesi sulla Calabria, sulla mia terra che forse premierà (per la terza elezione di fila) un centrodestra bandieruola, succube delle decisioni calate dall’alto dai dirigenti nazionali e dunque condizionato da un’ottica nordista.
Perché in Calabria il centro destra ha promesso mari e monti, in particolare di risolvere i problemi creati dalla sinistra (omettendo quelli creati da loro, uno su tutti il commissariamento sanitario), e la giunta Occhiuto sta lavorando alacremente – questo si – per dipingere un’immagine diversa di questa terra.
Già, ma un dipinto non basta a risolvere le criticità. E come le risolveremo in futuro? Con l’autonomia differenziata, di cui nessuno ha parlato in questo mese? Con la distruzione di una tassazione progressiva?
I calabresi devono riporre dunque un’estrema fiducia nella Regione, al punto da volerle concedere un’autonomia dal dubbio gettito fiscale. Sarà: a me pare più che altro una preparazione di campo ad ulteriori mire predatorie, in particolare di quei partiti che da tempo non vogliono più versare un centesimo per le altre Regioni del Paese di cui fanno parte.
Ognuno vuole andare per sè, e se fino a qualche anno fa si accusava lo Stato di disinteressarsi al mezzogiorno, oggi lo si accusa di essere troppo invasivo, troppo presente, troppo oppressivo. E la ricetta della destra è la stessa di qualche anno fa: privare lo Stato di ulteriori competerenze, come si fece con la sanità.
Con la differenza che la sanità privata di certe Regioni è decollata, mentre quella del centro-sud continua ad arrancare chiedendo sussidi ed introiti allo stesso Stato. Con l’aggravante di aver peggiorato anche il comparto pubblico, privato di ingenti risorse destinate a centinaia di cliniche sparse. Insomma, un cane che si morde la coda.
Ma di tutto questo, in campagna elettorale, non c’è traccia ovviamente. La destra sorpasserà la sinistra anche in Calabria? Forse. Sarà ancora Forza Italia il partito di traino della coalizione? Improbabile. E questi anni di parole da parte di esponenti della medesima coalizione (parole che non hanno prodotto nulla, dalla tendopoli di San Ferdinando che è ancora lì al campo rom di Scordovillo) sono svaniti nel nulla.
In tutto ciò, però, la sinistra arranca. Non riesce a riguadagnare il terreno sottratto dal Movimento 5 Stelle, che pur claudicante ha ancora molto sostegno. E gli altri? De Magistris ci riprova, Paragone strappa qualche voto, il terzo polo gioca tanto per giocare.
Manca poco e scopriremo come andrà. La richiesta di un voto utile non mi basta più, e mai come in questo momento sento di non avere una rappresentanza politica. Anche se forse, a ben vedere, non l’ho mai avuta.
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