Questa mattina la notizia dell’accordo tra Turchia, Svezia e Finlandia era cosa già nota. L’accordo – che ha portato al ritiro del veto turco sull’ingresso dei paesi scandinavi nella Nato – era stato diffuso in tarda serata, con tanto di una vera e propria lista di “terroristi” che Erdogan vuole vedersi consegnati.
Si tratta di una pretesa decisamente ridimensionata, rispetto a quanto avanzato precedentemente dai nostri vicini. Ma pur sempre grave: perché – come in molti stanno ricordando in queste ore – stiamo permettendo l’estradizione di gente che fino a non molto tempo fa abbiamo sfruttato per i nostri interessi.
La protezione internazionale garantita ai Curdi, a coloro i quali hanno combattuto contro l’avanzata dell’Isis proprio tra Turchia e Siria negli anni della guerra (già dimenticata) anch’essa alle porte d’Europa, è andata a farsi benedire. A distanza di circa 6 anni dall’accaduto, abbiamo dimenticato.
Anzi, abbiamo voluto dimenticare. Volontariamente, ci gireremo dall’altra parte permettendo al padre-padrone dell’odierna Turchia di imporre il suo volere su una minoranza che lui, e solo lui, considera organizzazione terroristica. Un popolo sacrificabile, a differenza degli ucraini che dobbiamo difendere a tutti i costi.
L’ipocrisia europea, già emersa negli anni per via della ripartizione di migranti e per l’accoglienza, è ancora più evidente. L’Europa che si prodiga per salvare un popolo è pronta a sacrificarne un altro, per mero interesse (americano, non europeo). Come spiegare tutto questo, se non con un freddo, esemplare opportunismo?
Adesso bisognerà attendere per capire cosa succederà. Come si muoveranno Svezia e Finlandia, cosa faranno di concreto. Resta però l’amaro in bocca per questo gioco con la vita degli altri, mossi come pacchi o giocati come carte, come jolly.
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