Quest’oggi in città si è svolto uno sciopero dei lavoratori dell’Akrea, annunciato per tempo dalla stessa società. Che non corra buon sangue tra la partecipata ed il Comune di Crotone è ormai cosa risaputa, ma che l’ammanco dell’ente avesse superato i 2 milioni di euro si è saputo solo in questi giorni. Se c’è una cosa che ho imparato in questi anni, è che certe situazioni sono delicate: difficile parteggiare per una o per l’altra parte, perché la questione non è così banale come può sembrare ad un primo sguardo.
Mi riferisco alle questioni mosse dai sindacati, e dunque riferite all’assunzione di restanti 18 unità lavorative “a tempo indeterminato”. La proposta è stata rinnovata anche oggi, in quanto sindacati e dipendenti vogliono certezze sul loro futuro. Sono infatti 18 su 121 i lavoratori assunti a tempo determinato, in una condizione certamente pecaria e che di anno in anno rischia di lasciarli a casa.
Che poi, è la condizione che viviamo tutti noi ogni giorno. Contratti a termine, spesso anche di uno o due mesi. A noi deve andar bene, per forza.
Questi lavoratori si trascinano – purtroppo per loro – dall’ex Akros, e sono andati avanti fino ad oggi con rinnovi temporanei che anche in questo caso probabilmente saranno rinnovati. Il sindaco assicura altri 3 anni, poi si vedrà.
A pagare tutto questo siamo noi. Lo paghiamo con il mancato servizio di raccolta, con le minacce di vedere la città invasa dai rifiuti, e con lo spettro ormai sbiadito di una pseudo raccolta differenziata. Il problema vero, semmai, al fondo della questione, è: vale davvero la pena mantenere l’Akrea una società partecipata?
Vale la pena passare mezzo milione al mese per proseguire questo teatrino? Domande che i sindacati si saranno fatti, avendo espresso timore di una dismissione della società visto il debito accumulato… ma pretendono un’assunzione a tempo indeterminato per 18 persone.
Sarà che si tratta di rifiuti, ma la questione puzza. E quando ci sono accuse incrociate, l’unica cosa certa è che avremo dei problemi da qui a breve.
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