Questa sera è arrivata una pessima notizia: la Corte Costituzionale ha respinto il referendum sull’eutanasia, motivandolo, secondo quanto si apprende dai giornali, con la mancata tutela della vita che esso comporta.
C’è un non so ché di comico, in questa vicenda. Mi pare abbastanza ovvio che permettere l’eutanasia attiva – ossia la somministrazione di un farmaco che sostanzialmente ci uccide – non sia per nulla conciliabile con la vita. Il problema però è un altro: la “tutela della vita” così come richiamato nella Costituzione deve essere una condizione a prescindere, e dunque scollegata dalle singole esigenze di quelle persone per cui vivere è divenuta una sofferenza?
Dobbiamo tutelare la vita ad ogni costo, costringendo così di fatto chi vorrebbe farla consapevolmente finita. Il punto in fondo è proprio questo, perché il costo non lo paghiamo noi. Il prezzo che c’è da pagare viene caricato sulle spalle di chi magari non può più deambulare o alzarsi dal letto.
L’Italia è sempre stata un luogo dove si gioca facilmente con la vita degli altri. Mischiando un po’ il discorso, possiamo tranquillamente affermare che siamo disposti a far morire migliaia di persone sul posto di lavoro perché ce ne fottiamo, della tutela della vita, quando si tratta di profitto ed economia. Ma hey, quando è un malato cronico ed inguaribile a chiedere di morire, lui no: lui non può.
Sono certo che la questione proseguirà, visto anche il milione ed oltre di firme raccolte. Certo è che si tratta di uno schiaffo pesante, nel 2022, che si somma ad un carrìco fatto di tante altre arretratezze ideologiche che ancora contraddistinguono l’establishment di un paese che si crede moderno ed al passo con i tempi.
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