Sebbene dopo la rielezione di Sergio Mattarella mi sia ripromesso di staccarmi da tutto ciò che riguarda la politica, in queste ore non passa inosservato un commento fatto – evidentemente a caldo – da Giuseppe Conte, fresco di sentenza da parte del Tribunale di Napoli. Per rinfrescare il concetto, prendo l’esaustivo articolo pubblicato sul nuovo portale di Rai News, sia perché non avevo messo ancora alcun collegamento al nuovo portale (che mi piace molto) ma anche perché ‘sto sito lo paghiamo tutti, quindi tanto vale usarlo.
Il virgolettato è particolarmente grave, indipendentemente dal fatto che sia stato pronunciato da Conte o da Crimi, perché si afferma testualmente di non voler rispettare una sentenza del tribunale. Se queste parole fossero state dette da Conte, poi, la cosa sarebbe ancor più comica: gli avvocati ci campano, con le “carte bollate”, ma quando queste sono mosse contro di loro la prospettiva cambia inesorabilmente.
Alla fine, questa mattina è intervenuto anche il pagliaccio Grillo. Un intervento atteso da parte di un garante che, sedutosi sugli allori, ha attraversato di lato sia le dimissioni di Di Maio che le recenti indagini della Guardia di Finanza su Conte. Senza contare l’orda dei dissidenti, oramai in maggioranza. La crisi del Movimento 5 Stelle è reale, e non da oggi ma tempo: solo che ora si avvicinano le scadenze, ed ognuno cerca di dare la sua stilettata.
Possiamo tranquillamente affermare che l’immagine di tutti i partiti ne è uscita danneggiata, da questa operazione bis. L’incapacità politica di convergere su una figura di spicco (che comunque, figure di spicco e super-partes ce ne sono sempre meno) determina uno stallo istituzionale, che si traduce però in delegittimazione da parte dell’elettorato. È inevitabile: se sei un Salvini qualsiasi che non riesce ad imporsi su una coalizione, non potrai alimentare per sempre lo spettro del complotto. E questo gli elettori lo vedono.
Ma finirà tutto a tarallucci e vino. I politici di professione continueranno a sbandierare le loro chiacchiere, perché saranno rieletti anche al prossimo giro. Il problema è che, al prossimo giro, saranno di meno. E ad essere penalizzati maggiormente sono proprio i grillini, che ora non vogliono assolutamente lasciare i posti scientemente scalati in questi anni di nulla.
Una condizione, questa, che apre le porte alla guerra intestina in corso, dove rotto per rotto si cerca di colpire qualunque bersaglio, pur di colpirlo, in vista della fine.
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