E vabbè che quando arrivi agli enta un po’ più vecchio effettivamente lo sei, ma da qui ad essere considerato “oltre limite” o addirittura “troppo vecchio” ce ne vuole.
In queste settimane sto mandando molti curriculum, tanto in città quanto altrove. Ma niente. Non c’è proprio niente, a parte qualche solita fregatura. Ho anche pensato di dovermi limitare un po’, per evitare di trovarmi poi incastrato tra più colloqui: più una paranoia che una possibilità reale.
Nei pochi annunci di lavoro che escono ogni due/tre giorni, nella maggior parte di questi viene specificata una preferenza per personale “giovane”. Cosa si intende con questa parola? Anche perché ormai anche i cinquantenni tra di loro si definiscono giovani… e non solo loro.
Giovane in Italia vuol dire al di sotto dei trent’anni. Età con la quale viene garantito un cospicuo sgravio fiscale, dopo il quale sei inappetibile. Oppure, come detto da un’azienda interinale che ho contattato oggi, sei over aged. Insomma, sei vecchio.
La verità come al solito è un’altra: mica puoi essere vecchio a trent’anni (e chì càzz!), sei solo abbandonato a te stesso. E se vuoi avere un posto di lavoro, o devi avere una grande botta di culo o devi avere una grande raccomandazione. In Calabria si lavora ancora per passaparola, ed anche le “selezioni ufficiali” che fanno le catene passano dai ràs locali.
Non è una novità, alla quale però si aggiunge il problema età. Problema che ovviamente non riscontro solo qui, ma in tutta Italia: solo che qui ha un peso maggiore, dato che limita estremamente ogni possibilità di chiamata a lavoro.
Nel 2022 non possiamo neppure più essere dei proletari.
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